Furto al Louvre. Apollo “litiga” con Ermes e la galleria non brilla più

(Tempo di lettura: 3 minuti)


Bisogna sempre lasciar trascorrere la notte sulle ingiurie del giorno innanzi
(Napoleone)

Una cara amica parigina mi ha avvisato di prima mattina del furto al Louvre, anticipando le breaking news delle varie agenzie di stampa internazionali. Credevo scherzasse e le ho detto che mangio le pastarelle, non le brioche; la mafalda di grano duro, non la baguette, e via discorrendo. Poi ho compreso che era seria quando mi ha incalzato, un po’ risentita: «Je ne t’aurais pas dérangé dimanche…». Vado perciò al computer, ma devo attendere ancora un po’, finché verso le dieci appare la notizia sul sito del Museo del Louvre e sui social.

Come tanti, ho pensato subito al noto ladro gentiluomo, ad Arsenio Lupin, che nella finzione narrativa ha portato a segno formidabili furti. Come già detto in altre occasioni, non sarebbe tanto possibile: nella realtà, ahinoi, tanti ladri, chissà se sempre protetti da Ermes, ma di gentiluomini se ne vedono ben pochi.

All’alba, nel cuore del Louvre, che è stato evacuato, nella Galerie d’Apollon, dedicata al dio Apollo, sono stati sottratti preziosi gioielli della corona di Francia, di valore incommensurabile. I malfattori, sfidando fino in fondo la grandeur, non hanno usato il carro del dio del Sole, ma hanno sfruttato un vile montacarichi posizionato sulla strada per lavori di ristrutturazione in corso, accedendo dalle finestre dell’edificio e poi, dopo aver infranto le vetrine, hanno prelevato gli oggetti. Azione rapida: si parla di sette minuti, e poi via a bordo dello scooter, non di Pegaso. Nella concitazione si sono persi per strada alcuni gioielli appartenuti alla regina Eugenia. Sul posto tutte le autorità, a partire dal ministro della Cultura francese e dal prefetto di polizia di Parigi. «L’ispettore Ganimard?» Passatemi la battuta. Da boomer. Intanto, lungo la Senna, e non solo, è caccia ai ladri: saranno fuggiti in Costa Azzurra? Scherzi a parte, c’è poco da stare allegri perché, per tornare ai “fatti nostri”, siamo ancora in attesa di conoscere il destino dei gioielli di Mastroianni, rubati al Vittoriale quasi due anni fa.

Nonostante l’intelligenza artificiale, i progetti internazionali tra diversi partner, gli impianti ipertecnologici, i protocolli di sicurezza, le prescrizioni degli organi preposti, si inciampa sulle scale appoggiate alle finestre (di proposito?), su allarmi non funzionanti e contromisure poco reattive. Vedremo cosa verrà fuori, ma non si possono nascondere le criticità, emerse anche nel corso di agitazioni e scioperi dello scorso giugno dei dipendenti del museo parigino, che lamentano carenze di organico, problemi alla struttura ed eccessivo sovraffollamento di visitatori. Cause che, per onestà intellettuale, riguardano tutti i musei, compresi quelli italiani. Prendersi cura del patrimonio culturale, in cui rientra anche quello esposto nelle strutture espositive, richiede l’impiego di risorse che, a quanto pare, per tornare ai confini patri, cisalpini, subiranno ulteriori tagli, come preannunciato da alcune notizie di stampa riguardanti la manovra economico-finanziaria in corso di approvazione.

Il paradigma, dunque, non si rovescia: le guardie inseguono i ladri e le risorse sono sempre più scarse, oltre le definizioni macroeconomiche.

Per tornare al “furto del secolo” – così ormai lo etichettano le varie testate giornalistiche – possiamo sperare che vengano anzitutto individuati i responsabili e recuperati i beni che, stante la loro natura, non sono così immediatamente cedibili. In questi casi si teme la loro manomissione per ricavare più pezzi dalle pietre preziose che li compongono e la fusione dei metalli nobili. Non si può escludere, ma per ora pare non sia stato considerato, un ricatto estorsivo. Certo è che non si tratta di ladruncoli sprovveduti; penso sia evidente a tutti, non serve essere Sherlock Holmes o Herlock Sholmes.

Sophie (Sophía), la mia amica, mi richiama al telefono: «Ma chère, c’est une histoire jaune…». Le rispondo, decisamente molto meno allegro di prima: «Sì, mia cara, è l’ennesima storia in giallo, che non dischiude, purtroppo, la vie en rose…».

In conclusione, l’accaduto induce alla riflessione e rappresenta un ulteriore campanello d’allarme sull’importanza della protezione e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, sottolineando la necessità di investimenti adeguati e strategie efficaci a livello nazionale e internazionale.

Ultimi articoli publicati

error: Copiare è un reato!