“Candore Immortale”, tra saccheggio rapace e artistiche seduzioni

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È in viaggio da tre mesi, ed è pronto per la seconda ristampa, Candore Immortale, il romanzo di Luca Nannipieri pubblicato da Rizzoli. Forte di uno zaino di conoscenze tecniche storico-artistiche, l’autore si avventura nell’insidioso sentiero della narrazione creativa per dare voce e carne letteraria alle spregiudicate razzie di Napoleone e ai tormenti interiori del maestro Canova. Dall’inarrestabile conquista d’Italia al definitivo esilio dell’imperatore, in uno spazio storico che si sviluppa dal 1796 al 1815, il lettore è risucchiato nel furore che si consuma dentro e attorno ai protagonisti. Nei capitoli iniziali la vicenda umana dei due si alterna, essi si osservano da lontano, le loro storie si sfiorano fino a sovrapporsi verso la metà del libro. Le truppe napoleoniche avanzano con l’ordine di invadere i territori, sottomettere i poteri locali, cercare la grandezza e impossessarsi dei tesori più preziosi, quelle «opere degli immortali» che a Parigi possano rendere immortale anche Napoleone. Canova è già un artista affermato con una bottega avviata, ma è un uomo travolto e lacerato da un amore interrotto e, come un Casanova romano, miete con chirurgico cinismo il candore lascivo delle amanti. Il rovesciamento del potere e il potere carnale dell’arte sono il lievito di un racconto che si sviluppa attorno al gruppo scultoreo del Laocoonte, «al centro del romanzo per l’esemplarità inaudita dell’opera e per l’importanza che essa ricopre per la storia dell’arte universale».

La prima parte corre veloce, Nannipieri eccede negli elenchi e negli inventari, di maestri e di opere d’arte, ma anche di città, di strumenti e di armi, di anatomie e di umanità. Di tutto. E l’espediente funziona alla perfezione perché restituisce dettaglio allo scavo delle fonti, precisione alla cornice di contesto e ritmo al racconto. L’autore ritocca con eleganza il terreno narrativo con pennellate di colore come «guance color bignè» (p. 56), «gattino color macchia di caffè» (p. 66), «occhi di ceramica, occhi di diamante» (p. 67), ma talvolta sembra farsi prendere la mano con accenti di eccesso, provocazioni che non spingono il racconto ma trascinano il realismo crudo in artefatto farsesco. Un esempio su tutti: il carcerato che, per paura di contrarre un’infezione dall’acqua putrida, beve solo il proprio sperma. La prosa di Nannipieri non ha bisogno di immagini gratuite e irriverenti: è già interessante e ricca di suo.

Al netto di alcune sbavature, che non tengono conto della regola “show, don’t tell, ovvero “mostra, non raccontare”, suggerisci senza spiegare, Candore Immortale è un romanzo che ha il pregio di colmare una resistente distanza tra la narrativa e le secolari violenze perpetrate ai danni del patrimonio culturale. In più, come ha avuto modo di riconoscere recentemente Luciano Canfora dalle colonne del Corriere della Sera, Nannipieri regala al lettore in appendice un prezioso inventario composto dai nomi degli artisti depredati durante le campagne napoleoniche, dalle sculture antiche razziate, dall’elenco «puramente simbolico» delle opere rimaste al Louvre e di quello delle oltre trecento che, grazie ad Antonio Canova, sono rientrate in Italia o nelle collezioni vaticane. È questa la cifra, il dono dello studioso, quale è Nannipieri, che oltre la letteratura mette a disposizione la verità, e per questo ci auguriamo che Candore Immortale possa andare in ristampa ancora molte altre volte.

Luca Nannipieri
Candore Immortale

Pagine: 240
Editore: Rizzoli
Prezzo: 16.00 €
Data di uscita: 13/09/2022

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