“L’identità ritrovata”: arte e fede nel cuore ferito di Arquata
Un’esposizione che è anche atto di restituzione: capolavori d’arte sacra, non solo come testimonianze storiche, ma come presenze vive della devozione popolare e della memoria collettiva

Nel cuore delle Marche, in un territorio segnato dal dolore ma animato da un profondo spirito di ricostruzione, prende forma una mostra che si annuncia come un momento cardine nella rinascita culturale post-sisma: L’identità ritrovata. Opere d’arte dal territorio di Arquata del Tronto – Un ricordo per Don Angelo Ciancotti. L’inaugurazione è prevista per domenica 6 luglio 2025 alle ore 10:30 presso l’Edificio Rotary nel Borgo d’Arquata, e segna un evento di rilievo non solo per la comunità locale, ma anche per chi studia e tutela il patrimonio artistico e religioso in Italia.
Il progetto nasce sotto l’egida della Diocesi di Ascoli Piceno e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, con il patrocinio del Comune di Arquata del Tronto e il supporto del Consorzio BIM Tronto, oltre alla collaborazione con il Sistema Museale Piceno. Curata da Marco Lattanzi, Pierluigi Moriconi e Don Elio Nevigari, con coordinamento scientifico-organizzativo di Simona Massari, la mostra rappresenta una significativa operazione culturale e spirituale, concepita per restituire alla comunità le opere d’arte sacra danneggiate o sottratte al territorio dopo il sisma del 2016.
L’iniziativa si inserisce in un più ampio piano di recupero e restituzione dei beni culturali ecclesiastici, che ha già visto negli scorsi mesi il rientro in diocesi di numerosi oggetti d’arte restaurati. In questo caso, il focus è sull’area di Arquata del Tronto, duramente colpita dal terremoto e per lungo tempo priva di un luogo deputato alla conservazione e alla fruizione del proprio patrimonio religioso. La scelta dell’Edificio Rotary, simbolo stesso della ricostruzione, come sede dell’esposizione, acquista così un valore emblematico.
A impreziosire ulteriormente il significato della mostra, vi è la dedica alla memoria di Don Angelo Ciancotti, sacerdote di grande spessore culturale e umano, già parroco della Cattedrale di Ascoli Piceno e profondo conoscitore del patrimonio storico-artistico della diocesi. Scomparso nel 2021, Don Ciancotti ha lasciato una traccia viva non solo nella comunità ecclesiale, ma anche tra studiosi, restauratori e operatori culturali per il suo impegno nella valorizzazione dell’arte sacra come strumento di educazione alla bellezza e alla fede.
Le opere esposte, provenienti da chiese, oratori e santuari del territorio arquatano, sono testimonianza della stratificazione culturale e della vitalità religiosa di un’area marginale ma ricchissima. Accanto a dipinti e pale d’altare si trovano oggetti di culto, suppellettili liturgiche e arredi, restituiti alla luce grazie a complessi interventi di restauro condotti sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza e con il sostegno della CEI, dei fondi pubblici post-sisma e del mondo del volontariato. Ogni opera torna ora a raccontare la propria storia, non più relegata nei depositi d’emergenza ma riconsegnata, pur temporaneamente, alla fruizione pubblica.
L’esposizione si configura quindi come un dispositivo narrativo e identitario, capace di ricomporre non solo frammenti artistici, ma anche relazioni sociali, memorie condivise, appartenenze spirituali. L’operazione si muove su un crinale che è insieme devozionale e storiografico: le opere non sono presentate solo per la loro bellezza formale o il pregio stilistico, ma anche per il ruolo che hanno avuto, e possono ancora avere, nella costruzione della memoria collettiva. Ne deriva una proposta museografica profondamente integrata al territorio, dove la dimensione estetica è inscindibile da quella antropologica.
Un tale approccio, basato sul dialogo tra istituzioni statali, diocesi, enti locali e cittadini, rispecchia un modello virtuoso di gestione post-catastrofe, che mette al centro non la sola salvaguardia dei beni materiali, ma la ricostruzione di legami culturali e sociali. L’identità, appunto, si ritrova non tanto nell’oggetto salvato, quanto nella comunità che quell’oggetto riconosce come proprio. Il titolo stesso della mostra suggerisce dunque una lettura plurivoca, dove la “ritrovata identità” è al tempo stesso estetica, civica, religiosa.
L’evento vuole essere anche un momento di studio e riflessione per gli specialisti, grazie alla curatela scientifica che assicura un’adeguata contestualizzazione storico-artistica delle opere, in rapporto alle vicende territoriali, alle trasformazioni liturgiche, alla devozione popolare. Gli apparati didattici e la documentazione a corredo dell’esposizione offrono strumenti utili tanto al pubblico generalista quanto agli studiosi, in linea con le più aggiornate pratiche di valorizzazione museale.
La mostra si pone infine come un tassello di un percorso più ampio, in cui il patrimonio culturale, ferito ma mai sconfitto, torna ad essere elemento vivo di una rinascita condivisa. La partecipazione all’inaugurazione non sarà soltanto un atto culturale, ma un gesto di vicinanza a una comunità che, nella bellezza e nella memoria, cerca e ritrova se stessa.
Per chi desidera visitare l’esposizione, ecco una sintesi delle informazioni essenziali:
Titolo mostra | L’identità ritrovata. Opere d’arte dal territorio di Arquata del Tronto |
Inaugurazione | Domenica 6 luglio 2025, ore 10.30 |
Luogo | Edificio Rotary, Borgo d’Arquata, Arquata del Tronto (AP) |
Curatori | Marco Lattanzi, Pierluigi Moriconi, Don Elio Nevigari |
Segreteria scientifica | Simona Massari |
Promotori | Diocesi di Ascoli Piceno, Soprintendenza ABAP AP-FM-MC |
Collaborazioni | Comune di Arquata, Sistema Museale Piceno, BIM Tronto |
Ingresso | Libero (salvo diverse comunicazioni successive) |

Giornalista