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Montopoli è un piccolo comune che sorge sulle colline della provincia di Pisa. La sua importanza storica è legata alle imponenti strutture medievali, quali la rocca, l’arco e l’antistante torre intitolati all’illustre condottiero trecentesco Castruccio Castracani. Il nome di Montopoli è legato inoltre a una pregiata produzione di terrecotte artistiche della manifattura di Dante Milani, attiva dagli anni Trenta del Novecento fino al Secondo Dopoguerra.

Il museo, allestito nel 2004, è situato nel centro storico di Montopoli in Val d’Arno all’interno delle sale del Palazzo Guicciardini, dove è possibile ammirare le testimonianze storico-artistiche, archeologiche e naturalistiche della zona, dal Pliocene fino all’epoca contemporanea. Una vera e propria cornice culturale per la valorizzazione del territorio, aperta al pubblico godimento.

Le indagini dei Carabinieri, sia della locale stazione di San Romano che del Nucleo TPC di Firenze, hanno permesso di ricostruire l’azione dei malviventi che hanno agito seguendo una strategia ben pianificata con l’aiuto di un’adeguata attrezzatura.
Con molta probabilità, i ladri hanno avuto modo di studiare la planimetria del Museo durante le visite programmate a seguito della riapertura estiva.

I ladri sono quindi riusciti ad entrare dal giardino retrostante l’edificio, forzando l’unica finestra senza inferriate situata tra il primo e il secondo piano, aggirando l’ingresso e il bookshop protetti da altro allarme e da ulteriore cancellata chiusa a chiave. Una volta all’interno, hanno raggiunto le prime sale del museo, dove sono custodite le collezioni archeologiche e gli arredi liturgici. Nonostante il suono incessante dell’allarme antifurto, scattato al momento dell’effrazione, i ladri hanno agito in maniera indisturbata.

Il furto, come mostrano le telecamere a circuito chiuso, è stato compiuto da due o tre individui incappucciati che in pochi minuti hanno manomesso tre vetrine, svuotandone interamente due dagli oggetti lì custoditi. I danni causati agli arredi del museo e alle opere più fragili non sono stati pochi. I ladri hanno scelto di sottrarre i pezzi di metallo più prestigiosi e agevoli da movimentare che, per essere trasportati, sono stati malamente gettati in comuni sacchi per i rifiuti rischiando di subire danni irreparabili. I reperti, come di norma, erano stati opportunamente schedati, fotografati e assicurati.

Il furto è stato denunciato agli organi competenti e i materiali sono stati opportunamente inseriti negli archivi dei Carabinieri per intralciarne la vendita e incentivare la segnalazione nei mercati illegali, nazionali e internazionali. Inoltre, la direttrice del Museo, Monica Baldassarri, ha provveduto a diramare le foto alle case d’asta locali per diffondere maggiormente la notizia, nel malaugurato caso che si tenti di fornire un nuovo “passaporto” legale agli oggetti, attraverso meccanismi purtroppo ben noti.

Questa notizia ha sconvolto non solo i lavoratori della cultura impegnati a tener viva la realtà museale montopolese, ma tutta la comunità della cittadina, privata di una parte delle collezioni del Museo. Un inaspettato “colpo” che ha sconvolto la tranquilla cittadina di Montopoli, ricca di storia, archeologia e cultura. Da anni, infatti, il Museo è impegnato in attività di fruizione e promozione culturale e quegli oggetti sono stati il fulcro di laboratori ludico – didattici per adulti e bambini, in quanto capaci di raccontare la storia del territorio montopolese e dei suoi illustri personaggi.

Come si può leggere nell’ultima Attività Operativa del Nucleo TPC relativa all’anno 2019, la Toscana è quarta nella classifica nazionale dei furti di beni culturali (pp. 7-11). Questo dimostra come la regione sia ancora una ricercata meta, sia per la sua strategica posizione geografica, sia per la capillare diffusione di beni culturali nel suo territorio. La Toscana, già frequentemente colpita dal fenomeno degli scavi clandestini, soprattutto nella zona meridionale, deve fare i conti anche con un discreto ma non allarmante numero di furti, che avvengono prevalentemente in musei, pinacoteche e luoghi di culto.

Nello specifico sono stati sottratti dalle sale del Museo: gli arredi liturgici in argento ed ottone argentato (XVII sec.) provenienti dalla chiesa della Madonna del Soccorso e alcuni oggetti bronzei di epoca etrusca, romana ed italica e, in numero minore, in ferro di età medievale, appartenenti alla antica collezione Majnoni-Baldovinetti.

Reperti oggetto di furto (Foto: Museo Civico di Montopoli in Val d’Arno).

Gli arredi liturgici sottratti comprendono: un reliquiario, una pisside (per custodire le ostie consacrate), sei candelieri, una croce d’altare, un turibolo (brucia profumi) e una navicella portaincenso, datati tra la fine del XVII e il XIX secolo. Questi oggetti facevano parte del corredo ornamentale e liturgico della chiesa della Madonna del Soccorso, situata a poca distanza dal centro storico del paese. Diverse diatribe sui diritti di proprietà, sin dal 1689, accompagnano la storia degli argenti di cui una parte, nel 1834, venne consegnata al Comune grazie alle donazioni dei cittadini montopolesi che riuscirono ad acquistarli auto-tassandosi.

Gli oggetti di bronzo di epoca etrusca, romana e italica comprendono armi e manufatti militari come spade, punte di lancia, un pettorale italico, un cimiero di un elmo, ma anche vasellame come una situla e un aryballos e altri oggetti tra cui uno strigile, una campanella e degli speroni del XIV sec. circa. Tra i materiali della collezione risaltano per pregio e bellezza cinque specchi con figure incise, databili tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C., che raffigurano scene della sfera dionisiaca, rappresentazioni con i Dioscuri e figure umane femminili o maschili e immagini con figure femminili alate.

Questi oggetti della collezione Majoni-Baldovinetti furono acquistati dall’Amministrazione comunale di Montopoli nel 1999 ed erano parte di un più ampio gruppo disperso a causa di lasciti ereditari e vendite tra collezioni private e altri musei nel corso del XIX secolo. La collezione, che risale al XVII secolo, è l’insieme di due raccolte private appartenenti sia alla casata fiorentina dei Baldovinetti, sia alla lombarda famiglia Majnoni, entrambe appassionate di Antiquaria, attività molto in voga all’epoca. A seguito di un matrimonio, le casate unirono anche le due collezioni, raccogliendole nella villa di famiglia del borgo di Marti (PI), a pochi passi da Montopoli.

I reperti trafugati non rappresentano solo dei beni di inestimabile pregio storico-artistico e archeologico, ma raccontano il desiderio di una comunità di tramandare la propria storia. Un dono da parte degli antenati montopolesi agli eredi, un vero esempio di patrimonio culturale inteso nel profondo significato della radice latina: patris munus, il dovere/il possesso del padre.

Per questa ragione i cittadini e tutti noi addetti alla cultura ci auguriamo che questo piccolo tesoro possa fare presto rientro nella sua sede di appartenenza per poter essere ammirato e continuare a raccontare la propria storia.


Si ringrazia la direttrice Monica Baldassari per le preziose informazioni sul Museo e per la sua disponibilità nel trattare l’argomento.


Bibliografia

  • M. Baldassarri (a cura di), Il Museo Civico di Montopoli in Val d’Arno, Guida alle esposizioni, Pacini Editore, Pisa 2010.
  • S. Bruni, La collezione Majnoni-Baldovinetti del Museo Civico di Montopoli in Valdarno, Felici Editore, Pisa 2004.
  • Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale – Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Firenze, Attività Operativa 2019.

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