Operazione Pandora IX. 80 arresti e oltre 37.700 beni culturali recuperati nel 2024
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Nel corso del 2024 si è svolta l’Operazione Pandora IX, la più recente edizione di un’importante iniziativa internazionale contro il traffico illecito di beni culturali, che ha portato a 80 arresti e al sequestro di 37.727 oggetti culturali di straordinario valore. Questo risultato, frutto della cooperazione tra 23 Paesi, conferma come il commercio illecito di reperti archeologici, opere d’arte e manufatti antichi sia un fenomeno trasversale, che non risparmia alcun confine e che mette a rischio il patrimonio culturale globale.
L’operazione, coordinata dalla Guardia Civil spagnola, ha ricevuto il supporto operativo di Europol, INTERPOL e dell’Organizzazione Mondiale delle Dogane (WCO), attraverso il proprio Ufficio regionale di collegamento per l’Europa dell’Est e Centrale. Il successo dell’operazione è da attribuire a una sinergia multilaterale senza precedenti, realizzata nell’ambito della Piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (EMPACT), che ha messo in comunicazione forze dell’ordine, agenzie doganali e unità specializzate in crimini contro il patrimonio.
Il crimine organizzato che ruota attorno ai beni culturali è un’attività redditizia, silenziosa e spesso invisibile agli occhi dell’opinione pubblica. La portata globale di Pandora IX ha permesso di mappare le modalità di traffico, intercettare i canali di vendita – in particolare online – e avviare nuove indagini giudiziarie.
Casi emblematici
Italia


Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC), in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), ha condotto due operazioni rilevanti. La prima ha portato al sequestro di un dipinto falsamente attribuito a Jannis Kounellis, artista di fama internazionale, che avrebbe avuto un valore di 100.000 euro se autentico. La seconda operazione, frutto di un’indagine mirata, ha permesso di recuperare oltre 300 reperti – monete, frammenti metallici, ceramiche, punte di freccia e lance – di epoca romana e punica, scoperti in un’abitazione privata e destinati alla vendita su piattaforme di e-commerce.
Spagna

La Guardia Civil ha smantellato un’organizzazione criminale attiva nella provincia di Cáceres, dedita al saccheggio sistematico di siti archeologici protetti. Le indagini hanno portato all’arresto di sei persone e all’apertura di tre ulteriori indagini. Sono stati sequestrati 2.500 reperti, per lo più monete romane coniate a Tamusia, un’antica città celtiberica. I beni erano venduti sui social media, dimostrando la pervasività del mercato illecito online.

Sempre in Spagna, a Palma di Maiorca, è stato fermato un passeggero in partenza per la Germania con 55 monete antiche e un anello. L’indagine ha portato a un’accusa formale per reati contro il patrimonio culturale e saccheggio di relitti e siti archeologici sottomarini, con un sequestro finale di 1.576 monete e 64 oggetti storici.
Grecia
Ad Atene, il Department of Cultural Heritage and Antiquities ha recuperato cinque icone bizantine, che tre persone cercavano di vendere per 70.000 euro. L’operazione è stata resa possibile grazie a tecniche investigative sofisticate, tra cui l’impiego di un agente sotto copertura, dimostrando la necessità di strumenti d’indagine avanzati per contrastare queste reti.
Ucraina



Le autorità doganali ucraine hanno sequestrato 87 beni culturali, tra cui due icone di San Serafino di Sarov nascoste nel bagaglio di un passeggero in autobus alla frontiera con la Polonia, e 36 monete antiche intercettate in un veicolo privato. Questi beni erano diretti verso la Polonia, la Moldavia e la Romania.
Un fronte d’indagine in forte crescita è quello digitale. Durante Pandora IX sono state attivate le “cyber patrols” (pattuglie informatiche) specializzate nel monitoraggio delle piattaforme online. Il risultato è stato il sequestro di 4.298 beni culturali, offerti in vendita su siti web, social media e marketplace. Il traffico illecito online si è evoluto, sfruttando l’anonimato e l’accessibilità delle piattaforme digitali per raggiungere acquirenti in tutto il mondo.
A rendere possibile l’efficacia dell’operazione è stato anche l’impiego di strumenti tecnologici avanzati:
- Il database INTERPOL delle Opere d’Arte Rubate, che consente il controllo immediato di beni sospetti.
- L’applicazione ID-Art, disponibile per dispositivi mobili, che permette l’identificazione in tempo reale dei beni culturali rubati o ricercati.
- Il sistema CENcomm della WCO, una piattaforma di comunicazione sicura tra le agenzie doganali.
Dal 2016, l’Operazione Pandora è diventata un simbolo della lotta globale per la tutela del patrimonio culturale, dimostrando che solo attraverso la cooperazione internazionale e l’uso intelligente delle tecnologie si può contrastare una minaccia così pervasiva.
I Paesi che hanno partecipato all’Operazione del 2024 sono: Albania, Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Malta, Moldavia, Paesi Bassi, Macedonia del Nord, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Ucraina, Stati Uniti.
Le agenzie coinvolte: Europol, INTERPOL, Organizzazione Mondiale delle Dogane.
In 2024, the international operation against the illicit trafficking of cultural goods, known as “Operation Pandora IX”, led to the arrest of 80 individuals and the seizure of 37,727 items of historical and artistic value. The operation involved law enforcement and customs authorities from 23 countries, coordinated by the Spanish Guardia Civil with the support of Europol, INTERPOL, and the World Customs Organization.
Among the recovered items were archaeological artefacts, works of art, ancient coins, and musical instruments. In Italy, the Carabinieri Command for the Protection of Cultural Heritage, in collaboration with the Customs and Monopolies Agency, seized a painting falsely attributed to the artist Jannis Kounellis, which would have been worth around €100,000 if authentic. In another operation, more than 300 items were recovered, including coins and metal and ceramic fragments dating back to the Roman and Punic periods. These were being offered for sale on e-commerce platforms and were discovered in a private flat.
Authorities also confiscated 69 metal detectors and 23 tools commonly used for illegal excavations, highlighting the ongoing threat of looting at cultural sites. A total of 258 cases were reported by participating countries, with many investigations still underway and further arrests and seizures anticipated.

The Journal of Cultural Heritage Crime (JCHC), con sottotitolo L’Informazione per la Tutela del Patrimonio Culturale, è una testata giornalistica culturale, registrata presso il Tribunale di Roma con n. 108/2022 del 21/07/2022, e presso il CNR con ISSN 2785-7182. Si configura sul web come contenitore di approfondimento, il primo in Italia, in cui trovano spazio i fatti che quotidianamente vedono il nostro patrimonio culturale minacciato, violato e oggetto di crimini. I fatti sono riportati, attraverso un linguaggio semplice e accessibile a tutti, da una redazione composta da giornalisti e da professionisti del patrimonio culturale, esperti nella tutela. JCHC è informazione di servizio, promuove le attività di contrasto ai reati e sostiene quanti quotidianamente sono impegnati nella attività di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale.