Inaugurata a Taranto la mostra “Nostoi. Frammenti di storia”

COMUNICATO STAMPA congiunto
Dal 6 maggio 2025, a Taranto nel Convento di San Domenico in via Duomo 33, sede della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo del Ministero della cultura, è aperta al pubblico la mostra Nostoi. Frammenti di storia. L’esposizione rende visibile il patrimonio archeologico recuperato dai circuiti del mercato illegale di beni culturali grazie alle indagini intraprese dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, di concerto con la Procura della Repubblica di Taranto, con opere esposte accanto a reperti provenienti da scavi di tutela nel territorio tarantino.
Il titolo richiama l’epopea dei Nostoi, poema perduto che narrava il ritorno in patria dei comandanti greci al termine dell’impresa a Troia. Come gli eroi del ciclo epico, talvolta i beni del patrimonio archeologico affrontano complesse vicissitudini per poter tornare a raccontare frammenti del nostro passato. L’iniziativa si inserisce in un percorso continuo di restituzione alla pubblica fruizione delle opere recuperate, del quale una tappa fondamentale è stata la mostra Nostoi. Capolavori ritrovati tenutasi al Quirinale nel 2007, con l’obiettivo di dare visibilità ai reperti raccontandone il nostos ed evidenziando il valore incommensurabile del loro significato storico e identitario, insieme all’efficacia del modello di tutela italiano.
Le parole del Capo Dipartimento Tutela del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura, dott. Luigi La Rocca: “La mostra organizzata dalla Soprintendenza nazionale dà pieno senso al sostegno garantito dalle strutture centrali e periferiche del Ministero all’attività di indagine e di sequestro di beni archeologici illecitamente sottratti, condotte dai Carabinieri del Comando TPC e dalla magistratura. Un sostegno che si basa sulla competenza e sulla professionalità dei nostri funzionari, impegnati nell’analisi scientifica degli oggetti sequestrati, al fine di ricostruirne la storia in assenza dei dati di contesto di cui purtroppo lo scavo clandestino ci ha per sempre privati. La mostra inoltre completa la filiera delle attività che compongono la tutela, che acquista valore allorché il patrimonio culturale è restituito alla pubblica fruizione, ancora di più nel caso in cui esso sarebbe stato illecitamente destinato ad un uso privato. Complimenti quindi alla Soprintendente Francesca Romana Paolillo e al suo staff per l’iniziativa e ai nostri Carabinieri per l’ennesima brillante prova di efficienza a tutela del patrimonio archeologico di un territorio che custodisce le testimonianze di storia antica e straordinaria”.
La mostra è stata presentata a Palazzo Pantaleo, alla presenza delle autorità civili, religiose e militari di Taranto, con gli interventi della Dott.ssa Eugenia Pontassuglia, Procuratore della Repubblica di Taranto, del Dott. Marco Colascilla Narducci, Sostituto Procuratore della Repubblica di Taranto, del Colonnello Paolo Befera, Comandante del Reparto Operativo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e della Dott.ssa Francesca Romana Paolillo, Soprintendente nazionale per il patrimonio culturale subacqueo.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
La mostra è organizzata in quattro sezioni.
La prima sezione è intitolata Taras, dal nome della divinità eponima di Taranto, che individua anche un’importante operazione condotta in Italia e all’estero dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), in collaborazione con la Sezione di Polizia Giudiziaria – Aliquota Carabinieri della Procura della Repubblica di Taranto e coordinata dalla citata Procura.
Le opere esposte, provento di scavi clandestini ed esportazioni illecite, sono state al centro, anche di recente, di importanti attività di recupero che hanno visti coinvolti il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e i vari istituti del Ministero della Cultura che lavorano per identificare, salvaguardare e valorizzare le opere restituite al patrimonio. Seguendo il percorso della mostra, i visitatori potranno comprendere il continuo pericolo di saccheggio e dispersione a cui è sottoposto l’immenso patrimonio italiano e nello stesso tempo potranno apprezzare il lavoro scientifico e di ricerca che supporta il ritrovamento sul territorio di materiale archeologico.
Sono esposti significativi reperti in bronzo, legati all’equipaggiamento bellico, d’epoca arcaica (VI sec. a. C.). Nello specifico si tratta di tre elmi corinzi, uno schiniere ed elementi di bardature equine: una testiera, un morso da cavallo, una sorta di gorgiera e un elemento composto da una serie di anelli concatenati fra loro. Nell’ambito della stessa attività è stato recuperato un gruppo di ghiande missilistiche in piombo, di cui una iscritta e databile al III-II a.C. La sezione presenta inoltre un cratere a volute apulo a figure rosse, databile tra il 340 e il 320 a.C., con raffigurazione del mito di Frisso ed Elle, figli del re beota Atamante, e si conclude con l’anello sigillo di epoca bizantina, rinvenuto al largo di Porto Cesareo e recuperato nel 2014 dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari, in sinergia con la Soprintendenza Archeologica della Puglia, scongiurandone l’immissione nel mercato clandestino.
La seconda sezione è intitolata Thesauros, allestita nelle nuove vetrine medagliere della Soprintendenza che consentono la visione integrale e dettagliata dei beni numismatici. Sono qui esposte 153 monete, databili dal periodo magno-greco all’età tardo imperiale, recuperate a margine delle attività di indagine dell’operazione Taras.
La terza sezione è intitolata Satyria, dal nome della ninfa eponima del centro di Satyrion, luogo legato alle vicende storiche della colonizzazione laconica di Taranto. I reperti esposti comprendono una significativa selezione di reperti dal Santuario della Sorgente, contesto archeologico di grande rilevanza, connotato dall’abbondanza delle stipi votive, purtroppo in parte depredate da scavi clandestini che hanno causato sia la distruzione delle stratigrafie che l’immissione di moltissimi reperti nel traffico illecito di manufatti archeologici. La maggior parte dei materiali votivi esposti proviene dagli scavi condotti dal Soprintendente Felice Gino Lo Porto negli anni 1976-1977. Molti provengono da una favissa non intaccata dagli scavi clandestini. Sempre da Saturo, nel terreno sconvolto dai tombaroli, è stato trovato, il 27 settembre 1976, il fondo di una kotyle corinzia databile alla metà del VI secolo a.C., con un alfabetario dipinto prima della cottura del vaso. Ancora da Saturo, ma da un contesto romano repubblicano, proviene il tesoretto di monete, custodito dentro una olletta miniaturistica e composto da 34 denari romano repubblicani in argento databili tra il 152 e il 130 a.C. La sezione espone anche alcuni reperti da Taranto, tra cui frammenti di un rilievo di età ellenistica raffigurante un’amazzonomachia.
La quarta sezione, allestita nel chiostro, è intitolata Epigraphé con la esposizione di otto epigrafi funerarie, testimonianza della presenza della comunità ebraica a Taranto tra il VII e il IX secolo d.C.
Nostoi. Frammenti di storia
Dal 6 maggio 2025
Convento di San Domenico Via Duomo 33, Taranto
Mostra aperta al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 18:00
Ingresso gratuito
A cura di
Luigi La Rocca, Capo Dipartimento Tutela Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura e Francesca Romana Paolillo, Soprintendente nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, col supporto di Stefania Montanaro, esperto archeologo Ales S.p.a.
Progetto scientifico
Luigi La Rocca, Francesca Romana Paolillo, Annalisa Biffino, Stefania Montanaro, Vincenzo Ria, Roberto Rotondo
Supporto all’organizzazione e all’allestimento Museion Soc. Coop. A.r.l.
Per informazioni:
Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo sn-sub.segreteria@cultura.gov.it
[Fonte: Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale].

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