Pistoia, il Museo Marino Marini è ancora in ostaggio, ma una performance ne mantiene viva la memoria

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È l’inverno 2019, quello che ricorderemo come l’anticamera della pandemia causata dal virus SARS-CoV-2 e quello che a Pistoia già ricordano come l’inizio della mobilitazione e delle proteste in piazza per impedire il trasferimento a Firenze delle opere di Marino Marini. Un travaso dal Museo di Palazzo del Tau, tributo a Marini dalla sua città di nascita, verso l’omologo del capoluogo toscano che ha sede nel Complesso di San Pancrazio. Da un lato la Fondazione Marino Marini di Pistoia, istituita nel 1983 per volontà di Mercedes Pedrazzini, vedova Marini detta ‘Marina’, allo «scopo di assicurare la conservazione, la tutela e la valorizzazione delle opere e del patrimonio artistico del defunto marito». E dall’altro la Fondazione Marini San Pancrazio di Firenze, costituitasi, con i medesimi obbiettivi, cinque anni più tardi per volontà del Comune di Firenze e della stessa Fondazione pistoiese. Il trasloco di quadri e sculture dell’artista classe 1901, celebre per le sue serie di cavalli e cavalieri, e riconosciuto come uno tra i più importanti scultori italiani di rilevanza internazionale del Novecento, non piace affatto ai suoi concittadini, sono contrari diversi esponenti del mondo dell’arte e della cultura, istituzioni e politica si spaccano.

A marzo 2019, Paolo Pedrazzini, nipote di Marini e allora presidente della Fondazione Marini di Pistoia, aveva sottoposto al Consiglio di amministrazione la possibilità di ricevere da Firenze la proposta di istituire un unico polo fiorentino entro cui far confluire anche la collezione pistoiese. Il Consiglio è compatto e favorevole, l’unico contrario è Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, che incassa il sostegno della Regione Toscana.

Le trattative vanno avanti comunque.

Il 3 dicembre 2019 la Soprintendenza di Firenze, con decreto del Direttore Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, n. 1340 dell’11 novembre 2019, notifica un vincolo di pertinenza che lega le opere di Marino Marini al luogo che le conserva, ovvero a Palazzo del Tau, per impedirne il trasferimento. La collezione, composta da 2790 opere, attraverso il medesimo decreto è dichiarata di eccezionale interesse storico artistico e di interesse particolarmente importante (ai sensi dell’art. 10, comma 3, lettera d) e lettera 3) del D.Lgs 42/2004. Il 31 gennaio 2020 la Fondazione Marino Marini di Pistoia si oppone al decreto e ricorre al Tar della Toscana per chiederne l’annullamento.

Tra dicembre 2019 e marzo 2020 si susseguono iniziative e sit-in perché in gioco ci sono le opere, la sospensione delle attività culturali, che negli anni si sono accreditate come un riferimento di effervescente eccellenza, la sorte lavorativa di cinque persone, tra portineria e sorveglianza, e l’esistenza stessa del museo: sabato 29 febbraio 2020 è l’ultimo giorno, poi scattano i licenziamenti. Il 3 marzo 2020 una guardia giurata trova l’allarme disinserito, Polizia scientifica, Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale e personale della Soprintendenza intervengono per verificare eventuali ammanchi e lo stato di conservazione delle opere. Nulla viene rilevato. Con l’emergenza sanitaria e le misure restrittive le porte del museo di Pistoia si chiudono definitivamente.

A febbraio 2021 il Tar dà ragione alla Soprintendenza e accoglie la tesi secondo cui «Le istituzioni pistoiesi e la vedova di Marini, Mercedes Pedrazzini, agirono congiuntamente per istituire, nel 1983, l’attuale Museo Marino Marini attraverso la cessione in uso dell’ex convento del Tau, appositamente acquistato e restaurato dal Comune di Pistoia»: il legame, tra la città e la memoria di Marino Marini, la collezione e il museo, è indissolubile.

La Fondazione pistoiese tuttavia non intende rinunciare al progetto di trasferire le opere a Firenze e ricorre al Consiglio di Stato.

A luglio 2021 Riccardo Nencini, presidente della Commissione Istruzione e cultura del Senato, deposita una interrogazione parlamentare per chiedere a Dario Franceschini, ministro della Cultura, «di accertare le motivazioni e le dinamiche che hanno portato alla chiusura e se non ritenga doveroso prevedere un intervento volto alla riapertura dell’importante sede museale in Pistoia». Nel documento si evidenzia che il patrimonio del museo ammonta a 50 milioni di euro ma che sia stato vincolato solamente per un quinto del suo valore.

Nel frattempo si “scopre” che il museo è sprovvisto della certificazione antincendio e il Comune di Pistoia, avendo appurato l’impossibilità di utilizzare il – mai realizzato – progetto del 1996, si affida ad un professionista esterno per la progettazione degli interventi necessari alla presentazione della SCIA. A novembre 2021 l’amministrazione comunale riceve il parere positivo del Comando dei Vigili del Fuoco di Pistoia per l’adeguamento antincendio di Palazzo del Tau. Il costo dei lavori ammonta a 269mila euro.

La tensione, tra la città di Pistoia e la Fondazione, non accenna a diminuire: il 15 dicembre 2021 il Consiglio di amministrazione modifica lo statuto e la Fondazione si trasforma in un ente del terzo settore. Cambiano la denominazione, la procedura di designazione e la composizione del Cda: tagliati i due membri di nomina pubblica, il soprintendente regionale Andrea Pessina e il rappresentante di Intesa Sanpaolo, espressione del territorio (rientrati in Consiglio per disposizione prefettizia); al sindaco subentra «un cittadino pistoiese, che si è distinto in Italia e nel mondo per competenza, impegno e valore nel mondo dell’arte», su nomina del Consiglio comunale di Pistoia; designati a vita invece i quattro componenti scelti dal Comitato dei garanti.

Nonostante il Museo Marino Marini sia ancora in ostaggio della battaglia legale, fatta di ricorsi e contro-ricorsi; l’attenzione, l’apprensione e il sostegno della cittadinanza non sono venuti meno: il collettivo artistico MEDUSE, che si è costituito nel febbraio 2020 per protestare contro la chiusura e la sospensione delle attività del Museo Marino Marini di Pistoia e per manifestare solidarietà verso le persone licenziate, ha scelto di rispondere alle volontà della Fondazione Marini con un gesto artistico. Il collettivo ha dato vita ad una serie di incontri aperti alla cittadinanza nel corso dei quali è stata realizzata una lunga striscia di stoffa, annodata e assemblata con materiali donati da cittadini e imprese del distretto tessile. Grazie all’attivismo artistico si è creata una comunità che ha testimoniato, oltre i decreti e le sentenze, il legame tra la città, il museo e il suo artista Marino Marini.

MEDUSE intende portare a compimento l’azione pubblica e partecipata, che era stata annullata causa Covid-19, attraverso una performance che rimarchi quanto il rapporto tra Marini e Pistoia non sia stato reciso, a dimostrazione del fatto che questo legame si sia potuto rafforzare e rinnovare anche con le porte del museo chiuse. Il gesto artistico si configura dunque – sottolineano – «come la promessa collettiva di mantenere viva la memoria di Marino Marini nella sua città».

L’appuntamento con Di mano in mano per Marino è per il pomeriggio di domenica 6 novembre 2022, nel corso del Performance Art Festival 2022, per accompagnare la lunga striscia di stoffa nelle vie del centro storico, dall’ex Convento del Tau fino al Miracolo nell’atrio del Palazzo Comunale. La partecipazione alle azioni di MEDUSE è aperta ma non sono consentiti bandiere o simboli che rimandino a partiti, movimenti o gruppi politici.

Fanno parte del collettivo artistico Emanuela Baldi, Ginevra Ballati, Sara Bargiacchi, Cristina Calamassi, Eleonora Chiti, Elisa Gavazzi, Cecilia Lattari e Lucia Mazzoncini. Le persone interessate possono rimanere in contatto con MEDUSE seguendo i canali social Facebook e Instagram, oppure scrivendo a: medusecollettivo@gmail.com

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