La sicurezza anticrimine nei musei: il caso dello Stewart Gardner Museum. Intervista a Anthony Amore

In tema di sicurezza anticrimine nei musei, quanto accaduto nel 1990 a Boston è emblematico: siamo di fronte a uno dei furti più eclatanti di opere d’arte nella storia. Ancora oggi non sono state ritrovate le tele di Degas, Manet, Rembrandt, Vermeer, Flinck rubate in quell’occasione

(Tempo di lettura: 5 minuti)
Anthony Amore

Abbiamo intervistato Anthony Amore, co-autore di Stealing Rembrandts: The Untold Stories of Notorious Art Heists, autore dei saggi The Art of the Con: The Most Notorious Fakes, Frauds, and Forgeries in the Art World e The Woman Who Stole Vermeer: The True Story of Rose Dugdale and the Russborough House Heist. In qualità di Direttore della Sicurezza allo Stewart Gardner Museum, si dedica con fervore al recupero delle opere d’arte rubate.

Dr. Amore, i concetti di prevenzione del crimine e sicurezza museale sono divenuti centrali nell’ambito delle discipline concernenti la protezione del patrimonio culturale. Il furto subito dall’Isabella Stewart Gardner Museum nel 1990 rappresenta un episodio emblematico che mette in rilievo la contingenza di questa tematica. Come si è svolto l’episodio e quali consapevolezze sono state maturate grazie ad esso?

Il furto venne realizzato da ladri che, travestiti da poliziotti, indussero la guardia notturna a consentire loro l’accesso al museo. È ovvio che la guardia non ha rispettato i protocolli e le misure di sicurezza del museo, ma questo può accadere: una parte consistente degli episodi tragici è determinata dall’errore umano. Inoltre i criminali, nel commettere gli illeciti, sfruttano proprio le falle di protocolli e procedure, dimostrandone i punti deboli.

Di conseguenza, proprio in seguito al furto, molte istituzioni, sia interne che esterne al mondo museale, hanno compreso l’importanza di assicurare una maggiore attenzione alla qualità della formazione del personale impiegato, nell’ottica della salvaguardia delle persone e dei beni. Compreso che la sicurezza è un dovere da perseguire ininterrottamente, le lacune possono essere colmate esclusivamente adottando un approccio strategico nell’ambito del quale le scelte vengano avanzate tenendo conto dei fattori di rischio.

Può illuminarci sulle criticità che la Sua missione e il Suo ruolo comportano?

Le questioni maggiormente complesse che ogni Direttore della Sicurezza museale è chiamato a districare, riguardano l’adeguato equilibrio tra la sicurezza e l’accessibilità, che le istituzioni sono comunque chiamate ad assicurare. Naturalmente la posizione dei Musei è unica nel suo genere, in quanto essi sono custodi di beni speciali che sono rari e di valore. Nel momento in cui i visitatori non sono posti nelle condizioni di poterne fruire adeguatamente, il museo fallisce la sua missione. Ad ogni modo, quanto più è consentita la vicinanza all’opera tanto più essa è vulnerabile e a rischio. È quindi necessario procedere adottando un sistema nel quale le misure di sicurezza siano predisposte secondo una logica di cerchi concentrici rispetto ad ogni bene considerato. Tale logica deve essere commisurata alle reali esigenze dell’ambiente da proteggere.

Un’ulteriore criticità riguarda l’equilibrio tra le restrizioni fiscali imposte alle organizzazioni no-profit e la necessità di affidare importanti incarichi nell’ambito della sicurezza a uno staff professionale e specializzato. Fortunatamente, il Gardner Museum ha profuso un consistente impegno nell’assicurare che la retribuzione sia commisurata alle reali competenze e capacità.

Da esperto della materia, quali pensa siano stati i passaggi più importanti nell’evoluzione delle misure anticrimine nei musei?

Senza ombra di dubbio, il potenziamento degli strumenti tecnologici ha consentito un maggior grado di sicurezza nei musei, con una vera evoluzione delle misure anticrimine. Tale processo ha inoltre determinato una maggiore e più economica fruizione dei suddetti dispositivi. Ad oggi, anche un piccolo museo può servirsi di un sistema TVCC, idoneo a documentare ed archiviare video di sorveglianza ad alta definizione. In particolare, i sistemi di controllo accessi hanno conosciuto una trasformazione radicale rispetto agli esordi, quando si configuravano quali semplici sistemi con chiave e lucchetto. Inoltre, gli avanzati sistemi ID garantiscono ora l’accesso a determinate aree solo ed esclusivamente al personale addetto. Non si può prescindere, in egual misura, dagli innumerevoli vantaggi dettati dalla comunicazione telefonica.

Di passaggi evolutivi si potrebbe continuare a disquisire. Ad esempio, oltre alla tecnologia, bisogna evidenziare come i musei continuino ad apprendere dagli errori commessi in passato: ciò ha portato ad implementare le misure di sicurezza per proteggere le preziose collezioni da quei modi operandi ai quali i ladri hanno fatto più comunemente ricorso.

Infine, quanto influisce in questo settore la sinergia tra le istituzioni museali e gli organi di polizia specializzati?

Per quel che riguarda l’Istituzione per la quale opero, posso evidenziare come la sinergia raggiunta con i corpi di polizia di cui la nostra comunità beneficia sia assolutamente eccellente. La Polizia di Boston, al pari del Federal Bureau of Investigation (FBI- Ufficio Federale di Investigazione), rispondono con accortezza e celerità alle nostre necessità impellenti. Dopodiché, è doveroso soffermarsi sul prezioso contributo fornito dalle università che si trovano nei pressi del nostro Museo. Ognuna di esse ha un proprio corpo di polizia, che si è dimostrato pronto a rispondere alle nostre urgenze con la massima tempestività. Pertanto, posso affermare che il solido dialogo intrattenuto con gli organi di polizia e le istituzioni vicine costituisce un valore preminente per il Gardner Museum.

(Photo Courtesy of Isabella Stewart Gardner museum, Boston).

Per maggiori dettagli sul furto:

The Theft

Thirteen Works: Explore the Gardner’s Stolen Art

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