La Banca Dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti dei Carabinieri

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Parte della disumanità del computer sta nel fatto che, una volta programmato e messo in funzione, si comporta in maniera perfettamente onesta
(Isaac Asimov).

Navigare nel web per tutelare la cultura (Parte 1)

Sono trascorsi venti anni dall’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) che prevede, nel dispositivo dell’art. 85 (1), l’istituzione della Banca Dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti. Una banca dati online che enumera quasi otto milioni di manufatti censiti (più di un milione ancora da recuperare) di provenienza sia nazionale sia estera, dei quali dettaglia preziose informazioni utili al loro riconoscimento. Questo sistema informatico, in uso ai Carabinieri dell’Arte, denominato Leonardo, è un supporto fondamentale per le indagini correlate ai crimini in danno al patrimonio culturale ed è uno strumento operativo importante per l’Arma e le altre Forze di Polizia, anche oltre i confini nazionali: si tratta, infatti, dell’archivio informatizzato più grande al mondo specificamente dedicato ai Beni Culturali illecitamente sottratti. Il sistema è alimentato dalle denunce sporte, presso gli uffici di polizia, dalle persone fisiche/giuridiche che hanno subito reati collegati al Patrimonio Culturale e dalle attività svolte dai militari del TPC, quelle preventive, consistenti nel controllo del mercato (case d’asta, antiquari, fiere, mercati), dei siti culturali, dei musei, della rete Internet, e quelle repressive, perquisizioni recuperi e sequestri collegati a indagini giudiziarie.

Un’intuizione, quella di dotarsi di uno strumento di questo genere, caratterizzato da una spiccata valenza investigativa, del compianto Generale Roberto Conforti che, dal 1991 al 2002, ha guidato con competenza e lungimiranza il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico (denominazione mantenuta fino al 2001). Il Generale e i suoi collaboratori avevano, infatti, compreso l’importanza cruciale di acquisire in modo sistematico i dati connessi ai reati contro il patrimonio culturale a partire da quelli relativi all’evento specifico ai quali dovevano essere aggiunte, in modo organizzato, tutte le informazioni note, utili all’identificazione di quel determinato bene sottratto, la descrizione, la collocazione, la titolarità e altre notizie, funzionale al suo possibile recupero. E proprio in relazione all’univoco riconoscimento fu prestata particolare attenzione alla documentazione fotografica, anche di dettaglio.

Per costituire un archivio digitale di tale portata è stato compiuto un lavoro immane sviluppatosi attraverso il riordino di poderosi e polverosi (sic!) archivi documentali, fino alla creazione di una banca dati rudimentale e di una sezione di elaborazione dati chiamata a occuparsi dell’ambito specifico. Un fascicolo cartaceo, di pagine e pagine, che viene in pratica distillato, attualmente, attraverso la compilazione della scheda Object-ID, accessibile a chiunque dal sito ufficiale.

Questo sistema è unico al mondo e ha visto l’Italia capofila in progetti analoghi che hanno interessato lo sviluppo di piattaforme informatiche similari e utili a rendere più efficiente il flusso di comunicazione concernente la circolazione dei beni sottratti a livello internazionale. Il progetto Psyche (Protection System for Cultural HEritage), finanziato dell’Unione Europea, ne è testimonianza tangibile, essendo stato creato sull’esempio della Banca Dati del TPC e dall’implementazione del database INTERPOL.

Una peculiarità innovativa, osservata soprattutto in un’ottica di sicurezza preventiva partecipata, consiste nel fatto che queste applicazioni sono fruibili sui principali sistemi operativi per dispositivi mobili, Android e iOS, nelle cui sezioni di acquisizione è possibile scaricare gratuitamente le app relative, denominate iTPC e ID-Art.

Lo sviluppo della tecnologia informatica e dell’intelligenza artificiale hanno, in generale, consentito di migliorare la componente preventiva, attraverso la condivisione e l’impiego di contenuti open source fruibili a tutti. Nel contempo, sono stati affinati gli strumenti investigativi all’avanguardia come S.W.O.A.D.S. (Stolen Works Of Art Detection System), l’ultima frontiera nel contrasto al traffico illecito di Beni Culturali, che vede ormai la rete Internet al centro di fenomeni criminali di varia natura, caratterizzati da accentuate dinamiche delinquenziali su scala internazionale.

Fondamentale risulta quindi l’apporto fornito dalla stessa Banca Dati dei Beni Culturali Illecitamente Sottratti, a cui si aggiunge anche il monitoraggio continuo delle reti web (deep-web, social, canali tematici) e il vaglio delle immagini disseminate sulla rete, riconducibili queste ultime ai beni depredati. Il progetto S.W.O.A.D.S.2, cofinanziato dall’UE, a dire dei Carabinieri, si prefigge di dialogare con altri sistemi, costituendo così una rete integrata di controllo coordinato con le altre realtà internazionali, rafforzando l’interoperabilità per migliorare l’enforcement e aumentando la consistenza dei recuperi di beni sottratti.

Sarà utile studiare e riflettere se questo assetto risulterà proficuo anche nell’ottica dell’applicazione del Trattato di Nicosia, entrato in vigore in Italia l’8 febbraio 2022 (Libro II, Titolo VIII-bis 11/04/2022 del Codice Penale italiano), che si propone, per gli Stati aderenti, di prevenire e contrastare la distruzione intenzionale, il danneggiamento e il traffico illecito dei Beni Culturali, potenziando la capacità di risposta del sistema di giustizia penale rispetto ai reati afferenti gli stessi, promuovendo la cooperazione internazionale sulla materia e contemplando misure preventive, a livello nazionale e internazionale. La Convenzione riguarda varie condotte illecite in danno di Beni Culturali: il furto, gli scavi clandestini, l’esportazione/importazione illegale, nonché l’acquisizione e la commercializzazione di beni frutto di traffici illeciti. Riconosce, inoltre, come reato anche la falsificazione di documenti a essi riferibili.

La prevenzione e la repressione dei reati sono fondamentali per assicurare la giusta cornice di sicurezza alle attività umane. Tuttavia non vanno trascurate le norme di tutela della privacy, sul fronte interno/esterno, che possono rappresentare l’unico limite nella possibile acquisizione e trattazione dei dati sensibili. Altro aspetto importante è dato dalla possibilità di “far dialogare” fra loro i vari sistemi di indagine delle polizie, coerentemente con quelli che sono in principi sanciti dall’art. 6 L. 21/1981, che obbliga le forze di polizia a far confluire nel Centro elaborazione dati del Dipartimento della pubblica sicurezza informazioni e dati destinati all’analisi e alla valutazione, nonché alla loro successiva disponibilità da parte delle medesime forze dell’ordine.

Al netto delle scelte politiche, forse siamo un po’ in ritardo, a livello più generale, sugli obiettivi concreti di “crescita digitale” introdotti dall’Agenda quadro europea (2014-2020). Tuttavia questo settore della cultura, in particolare della tutela, sembra vertere su una controtendenza positiva in tema di sviluppo.
Ne parleremo ancora su queste pagine, analizzando nel dettaglio i contenuti delle pagine web del sito dei Carabinieri, in particolare dall’area tematica TPC-web, per proporre alcune riflessioni sul rapporto tra le Istituzioni e il cittadino nella sua veste di fruitore di un servizio pubblico, convogliato sulla rete Internet.

Note
1. Presso il Ministero è istituita la banca dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti, secondo modalità stabilite con decreto ministeriale.

*Leggi anche: I consigli dei Carabinieri dell’Arte e il modello di tutela italiano. Navigare nel web per tutelare la cultura (Parte 2).

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