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I riflettori continuano ad essere puntati su Villa Ludovisi: come molti avevano previsto, l’asta del 18 gennaio è andata deserta. La gara non è stata quindi aggiudicata, forse anche a causa del prezzo di base: 471 milioni di euro, cui bisogna poi sommare 11 milioni di euro necessari per i lavori di restauro previsti dalla Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma.

La cifra importante, certamente non per tutte le tasche, deriva dalla stima (non poco contestata) eseguita da Alessandro Zuccari, ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università La Sapienza di Roma, accademico dei Lincei e direttore della rivista Storia dell’Arte. La modalità con cui era stata condotta la stima era già stata apertamente criticata da Tomaso Montanari, ordinario di Storia dell’arte moderna e rettore dell’Università per Stranieri di Siena: non trattandosi di tele, ma di opere vincolate e inamovibili (tra cui l’unico murale del Merisi), il valore doveva essere considerato nel suo insieme artistico, culturale e architettonico ed essendo le opere all’interno di un’opera stessa, Montanari auspicava l’intervento dello Stato e una futura fruizione pubblica dell’edificio.


Anche la senatrice Margherita Corrado (Gruppo Misto) è intervenuta presentando un’interrogazione al ministro della Cultura, Dario Franceschini, circa i parametri utilizzati per stimare l’immobile e le opere d’arte al suo interno.
La vicenda ha suscitato non poca eco: abbiamo infatti già parlato della petizione online lanciata da Change.org con la quale si chiedeva l’uso dei fondi previsti per il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per acquisire la Villa e valorizzarla come bene pubblico.


L’asta sarà riaperta il 7 aprile. Se il Casino dell’Aurora dovesse essere acquistato da un privato, si potrebbe davvero raggiungere una forma di privatizzazione giuridicamente realizzabile, alla luce degli obblighi di legge che impongono al proprietario la conservazione e la fruizione del bene in caso di richiesta?
Se verrà trovato l’acquirente, lo Stato potrà in ogni caso esercitare il proprio diritto di prelazione, entro il termine di 60 giorni. Ma lo Stato ha i fondi necessari per l’acquisto di questa matrioska di opere d’arte? E in tal caso avrà il modo di valorizzare e rendere fruibile tutto ciò in tempi ragionevolmente brevi?

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