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Italiani: popolo di santi, musicisti e navigatori. Ma anche di liutai e di maestri d’ascia. E cosa accade quando queste ultime due professioni di elevata tradizione si uniscono? Semplicemente un miracolo: il Violino di Noè, arte al quadrato! Il Violino di Noè è una imbarcazione a forma di violino nata dall’idea geniale dello scultore veneziano Livio De Marchi e varata prima dell’estate: il monumentale strumento galleggiante misura 12,5 metri di lunghezza per 4 di larghezza ed uno di altezza. Qualche giorno fa ha fatto bella mostra di sé lungo il Canal Grande, da Ca’ Farsetti a Palazzo Grassi e poi da Palazzo Guggenheim a Punta della Dogana con la finale “benedizione” davanti alla Chiesa della Madonna della Salute. È qui che sono state ricordate le vittime del Covid-19 con la deposizione in acqua di una corona di fiori accompagnata da un lungo applauso spontaneo, commovente e vigoroso dei presenti.

“Il Violino Noè è dedicato alle persone care scomparse per la pandemia. Vuole essere soprattutto un omaggio alla rinascita post-pandemia. Trasporterà ovunque bellezza, musica, arte, artigianato, cultura” ha affermato lo scultore De Marchi. Dotato di motore elettrico fuoribordo il Violino di Noè si sposterà da un mare all’altro, da un continente all’altro per portare cultura, speranza e mostrare che il “saper fare” italiano non solo non è scomparso con la pandemia, ma, al contrario, si è rafforzato. Per realizzare il Violino ci sono volute oltre 800 di lavoro negli ex Cantieri Lucchese della Giudecca dove le maestranze del Consorzio Venezia Sviluppo lo hanno completato, unendo sapientemente acciaio e diverse essenze lignee: rovere, mogano, abete, larice, tiglio, ciliegio.

Il Consorzio Venezia Sviluppo ha sostenuto fattivamente la realizzazione di quest’opera d’arte mettendo a disposizione il materiale, la tecnologia, il piazzale, le gru e le maestranze, assieme a CNA-Artigiani e a numerose PMI consorziate tra le quali Pitteri impianti, falegnameria Maschio, Cantiere Chia, Ammiana, Alilaguna Mdm restauri e il cantiere Toffolo che ha fornito il motore elettrico per l’imbarcazione. Insomma un lavoro di squadra che ha dato vita al primo violino galleggiante della storia umana che avrà una missione straordinaria: “come Noè mise gli animali a bordo dell’Arca per salvarli, noi diffonderemo l’arte attraverso la musica su questo violino”, ha aggiunto De Marchi. Tutti sanno che nullum magnum ingenium sine mixtura dementiae fuit, ovvero che non può esistere un grande genio senza un pizzico di follia: ebbene, in questo caso la “follia” è stata contagiosa e, adeguatamente sostenuta dal “saper fare” e dalla partecipazione attiva e concorde di molti, ha prodotto un bene culturale di sommo pregio che porterà l’arte e la musica nel mondo.

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