(Tempo di lettura: 3 minuti)

Si è spenta il 10 luglio 2021 Esther Bejarano all’età di 96 anni nell’ospedale israelitico di Amburgo. Era una delle ultime sopravvissute al campo di concentramento di Auschwitz dove era stata tra gli elementi dell’orchestra delle donne del campo. Era nata il 15 dicembre 1924 a Saarlouis da una famiglia di musicisti di origine ebraica, sterminata dai nazisti nel 1941 in Lituania. Esther fu imprigionata, costretta ai lavori forzati e successivamente deportata nel 1943 ad Auschwitz dove solo il suo talento musicale le salvò la vita, destinata a suonare nell’orchestra del campo.

La Mädchenorchester von Auschwitz, era un’orchestra femminile che operava nel campo di concentramento di Auschwitz ed era formata da giovani detenute di diverse nazionalità alle quali veniva risparmiato il lavoro regolare del campo, sostituito dalle esecuzioni musicali. Le musiciste suonavano al cancello del campo, spesso per ore ed ore e con tutte le condizioni climatiche, accompagnando in entrata e in uscita le squadre di lavoro. Oltre alle marce quotidiane suonate al cancello d’entrata del campo e nei locali dell’infermeria, l’orchestra teneva concerti nel fine settimana sia per i prigionieri sia per le SS, ed era tenuta ad accompagnare musicalmente tutte le cerimonie delle SS. Far parte dell’orchestra di Auschwitz era considerato, pur nella fatica, un privilegio: a quei tempi ne facevano parte sia musiciste professioniste sia musiciste dilettanti che animavano le sezioni di archi, di fisarmoniche, di mandolini, di chitarre e di strumenti a fiato. Ad Auschwitz Esther, che aveva una formazione pianistica, imparò a suonare la fisarmonica e ciò le consentì di sopravvivere nel campo come “lavoratrice utile”.

La storia di Esther Bejarano ne fa riemergere una parallela: quella dello Sonderstab Musik, l’unità speciale incaricata di confiscare le collezioni musicali nei Paesi occupati dai nazisti. Di molti strumenti musicali si è perduta traccia, di altri si è ricostruita la storia e di altri ancora si è riusciti a localizzare l’attuale collocazione, nelle mani di musicisti, di fondazioni e di musei che, nonostante tutto, cercano di resistere alla restituzione dei beni, ricorrendo ad ogni cavillo legale.

Trent’anni fa il musicologo olandese Wilhelm De Vries pubblicò un voluminoso studio sullo Sonderstab riportando i nomi di chi fu coinvolto e le opere trafugate. Un lavoro certosino di 380 pagine che, con fatica, ha cercato di far luce su un periodo storico buio nel quale molti musicisti possessori di violini, viole, cembali, pianoforti furono privati dei loro strumenti dalla Sonderstab diretta da Herbert Gerigk che, per trasportare i beni confiscati, utilizzò 669 treni merci, riempiendo i magazzini tedeschi con un volume di un milione e mezzo di metri cubi di beni. Per fare solo un esempio: in un mese, nei depositi della sola Berlino, la Sonderstab poteva far arrivare oltre duecento pianoforti d’epoca. 

La testimonianza di Esther Bejarano, assieme a quelle delle 47 signore dell’orchestra di Auschwitz provenienti da ogni parte del mondo, ci hanno ricordato quanto sottile sia stato il confine tra la vita e il desiderio di sopravviverle, con mille difficoltà, ma sempre col preciso intento di testimoniare quanto accaduto in quel campo, tra musica e camere a gas, per non dimenticare.

Ultimi articoli

error: Copiare è un reato!