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Quando si parla di custodie per violino, nell’Art crime, viene subito in mente un nome: Luciano Lutring (1937-2013). Un nome che ha segnato un’epoca, quella degli anni Sessanta, e una città, Milano.

Luciano Lutring.

Luciano Lutring, figlio di Ignazio ed Elvira Minotti gestori di un bar meneghino di via Novara, fu avviato in tenera età dai genitori all’arte musicale. Ebbe in dono un violino, un arco ed una custodia ma il destino lo portò altrove: non divenne mai un orchestrale professionista ma “il solista del mitra”. Assurto alle cronache per le centinaia di rapine portate a termine tra Italia e Francia, Lutring si fece subito notare dai malcapitati perché aveva l’abitudine di nascondere il fucile mitragliatore nella custodia del violino che i suoi genitori gli avevano regalato per ben altri scopi. Tant’è. Se la capacità di Lutring di far provare stupore durante le rapine era essenziale per l’effetto sorpresa, di certo la sua immaginazione ha creato, dal nulla, un mondo parallelo. Entrare in banca con una custodia di violino, dopo il “caso Lutring” non fu più cosa agevole per i musicisti “veri” che divennero ben presto “osservati speciali”.

La notizia di una rapina messa a segno da Lutring negli anni Sessanta.

E dalle custodie per violino usate impropriamente nella Milano degli anni Sessanta, si è passati cinque anni fa, nella stessa Milano, alla scoperta di una vera custodia per violino di Antonio Stradivari. Il ritrovamento è stato ancor più significativo perché il grande liutaio cremonese, oltre agli strumenti musicali, costruì anche diverse custodie per i suoi violini delle quali, tuttavia, sono sopravvissuti pochissimi esemplari. Rimane prova di questa operosità anche nei cimeli della Bottega Stradivari conservati al Museo del Violino di Cremona. Tra i reperti tutt’oggi visibili si trovano alcuni disegni per ornamenti e per serrature di custodie che venivano confezionate nell’atelier cremonese in modo che gli strumenti prodotti dal grande liutaio potessero viaggiare fino alla destinazione della committenza con una adeguata protezione. Tra le custodie note una è conservata presso il Museo della Chi-Mei Foundation di Taiwan e fu probabilmente realizzata tra il 1680 e il 1690 quando Stradivari aprì la propria bottega a Cremona in piazza San Domenico, dove costruì la maggior parte dei suoi strumenti.

La custodia stradivariana ribattezzata “milanese”, riconosciuta durante una perizia effettuata presso una collezione privata di Milano, è del tutto simile per dimensione, spessori e stile a quella conservata a Taiwan, eccezion fatta per le decorazioni. Un vero capolavoro di ingegneria artistica e di versatilità costruttiva. Se Stradivari è assurto nell’empireo dei liutai, la figura di Luciano Lutring, invece, è entrata nella leggenda criminale assieme al suo stile di vita di latitante: grandi alberghi, macchine fuoriserie, belle donne.

Ma, come diceva Picasso, l’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni, per quanto turbolenti siano stati. Ed ecco allora il riscatto. Negli ultimi anni della sua vita Lutring si è dedicato all’arte: ha riaperto la custodia del violino per far musica, si è cimentato nella letteratura e soprattutto nella pittura, partecipando a numerose mostre collettive e personali e ricevendo molti apprezzamenti. Insomma, quella vita da ladro gentiluomo da oltre trenta miliardi di lire che non è stata sufficiente per acquistare uno Stradivari vero col quale riempire di suono la sua custodia, ha trovato tuttavia un lieto fine nell’arte, che rende visibile ciò che non sempre lo è.

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