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(Foto: E.A. Minerva, Ministero della Cultura).

Il 20 marzo scorso, il Ministero della Cultura ha organizzato, presso la sede del Collegio Romano, un convegno di esperti e attori istituzionali sulla circolazione delle opere d’arte, un tema che da anni anima un dibattito piuttosto acceso, tra chi sostiene una posizione rigida, coerente con la normativa di tutela statale e chi, invece, ritrova nell’iniziativa del libero mercato un modo per diffondere la cultura e favorire il collezionismo.

Riuscire a conciliare queste due posizioni non sarà una cosa semplice, ma il fatto che vi sia stato un evento di questo tenore, per discuterne ai massimi livelli, non è da poco ed è certamente un passo in avanti.

Le richieste dei sostenitori della libera circolazione dei beni d’arte sono orientate principalmente ad ottenere lo snellimento e la semplificazione delle procedure riguardanti i beni oggetto di verifica da parte degli Uffici Esportazione ministeriali. L’obiettivo è armonizzare le procedure amministrative anzitutto con gli altri paesi europei, costituendo una banca dati dei beni sottoposti a vincolo (è stato suggerito il modello francese). Restringere i tempi di istruttoria per il rilascio degli attestati, limitare i provvedimenti di diniego e i vincoli ai beni se non in caso di evidente e documentato interesse culturale.

D’altro canto, la “compagine avversa”, sostiene l’importanza di questa specifica attività, di prerogativa statale, fondamentale per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico, archeologico, archivistico e numismatico. Un’attività che richiede attenzione e competenza, nella consapevolezza che il nostro paese è stato antesignano e tuttora portatore di una lunga tradizione di tutela. Vi sono organizzazioni che confermano il primato e costituiscono un modello esportato in altre nazioni. Si pensi ai “Caschi Blu della Cultura” approvati dall’UNESCO e ai Carabinieri dell’Arte (TPC), un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale, che conducono indagini sulle violazioni alla legislazione specifica sul fronte interno ed internazionale e, quale organo di diretta collaborazione del Ministro, assicurano la prevenzione e la messa in sicurezza del patrimonio culturale, valendosi della Banca Dati dei Beni Culturali Illecitamente Sottratti.

Sono le indagini penali a rappresentare, probabilmente, l’aspetto più delicato della circolazione dei beni culturali, anche in relazione all’entrata in vigore del titolo VIII-bis del Codice Penale “Dei delitti contro il patrimonio culturale”, dopo la ratifica del Trattato di Nicosia. La tutela penale rinforzata, introdotta da più di un anno, prevede pene molto pesanti per le importazioni/esportazioni illecite di beni culturali, nonché fattispecie mirate per il contrasto della falsificazione e del riciclaggio.

Cristo risorto appare alla Madre, olio su tela, 184×150 cm, attribuito a Peter Paul Rubens (Siegen, Vestfalia 1577 – Anversa 1640) e alla sua bottega.

Se da un lato l’Italia è stata uno degli Stati schierati per l’approvazione del trattato, con l’obiettivo di contrastare il traffico di beni d’arte, in particolare di reperti archeologici scavati dal territorio nazionale, dall’altro si teme un danno per il mercato e una criminalizzazione dei mercanti d’arte che, stante la situazione, non sarebbero più interessati a commercializzare entro i confini nazionali per non incappare in controlli polizieschi, come sostenuto anche da noti esponenti del governo.

Assume particolare rilevanza, in questo senso, l’incrocio tra le verifiche amministrative dei funzionari delle Soprintendenze con i compiti assolti dalle forze di polizia e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Ci si interroga da tempo, anche a livello ministeriale, se sia sempre vincolante l’onere di provare l’origine e la provenienza, ante 1909, per i reperti archeologici e per le monete detenute dai privati, acquistate all’estero. L’Ufficio Legislazione del Ministero è stato chiamato ad esprimere una parere in tal senso, alla luce delle normativa vigente e di un certo orientamento giurisprudenziale richiamato anche da sentenze di Cassazione. Per quanto riguarda i beni di interesse numismatico si ricorda che vige il “carattere di rarità e pregio” e “eccezionale interesse”.

È stato pubblicato recentemente, sul sito del MiC, il parere del Capo Ufficio Legislativo, orientato verso un orizzonte più aperto al mercato, in relazione al possibile rientro in Italia di beni da destinare potenzialmente alla pubblica fruizione. Invitiamo, in ogni caso, comunque la pensiate, a leggere il pronunciamento ministeriale, se non altro per formarsi un’opinione più consapevole in merito.

Un altro tassello è stato dunque posizionato. Vedremo come e quando si paleserà l’intero mosaico.

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