Manufatti saccheggiati in Siria nell’ufficio di un politico libanese

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Lo scorso 11 ottobre il deputato libanese Nohad Machnouk è stato intervistato da al-Jadeed TV. Lo sfondo, visibile durante il collegamento a distanza con il politico, ha fatto molto discutere. Infatti, erano chiaramente visibili dei manufatti antichi che secondo gli esperti sono stati saccheggiati dalla città siriana di Palmira. L’intervistaè diventata subito virale provocando sconcerto sia nella comunità siriana che in quella libanese. Pronta la risposta dell’ufficio stampa di Machnouk, secondo il quale il collegamento non è avvenuto dalla casa dell’ex Ministro dell’Interno, ma dal suo ufficio. Ha poi dichiarato che si tratta di «oggetti registrati al Ministero della Cultura, come prevede la legge, e sono presenti in quella sede da più di dieci anni».

foto pubblicata da Enab Baladi

Saad Fansa, cofondatore e membro del consiglio direttivo di El-Adiyat Association for the Protection of Antiquities in Damascus, riferisce al settimanale Enab Baladi che si tratta di statue rubate dal museo di Palmira tra il 2014 e il 2015. Fansa continua sottolineando come la Siria abbia subito un costante saccheggio da diversi paesi tra cui la Russia, l’Iran e la Turchia attraverso figure attive sul territorio. Il saccheggio e il traffico di manufatti antichi è stato perpetrato grazie al contributo delle cosiddette fazioni islamiste, le forze del regime siriano e i loro alleati tra cui le Syrian Nationa Defense Forse. Si ricorda che quello libanese è una tra i mercati neri più fiorenti che alimentano il traffico illegale di beni culturali.

Anche il giornalista Omar al-Buniya è intervenuto nella discussione e riferisce che è stata fatta una richiesta da parte di INTERPOL alla SDGAM ( Syria’s Directorate-General for Antiquities and Museums) al fine di ricevere sia la quantità che la descrizione dei manufatti saccheggiati. La SDGAM, tuttavia, non dispone di archivi e per questa ragione è stato detto che farà appello alle missioni straniere che hanno lavorato in Siria per riuscire a crearne di propri e mettere al sicuro i manufatti.

Al-Bunya ha dichiarato all’Enab Baladi che si tratta di una strategia puntuale della SDGAM, in quanto spesso è stato lo stesso governo a trafficare antichità che se non opportunamente catalogate sono più facili da contrabbandare.
Proprio l’assenza di archivi ufficiali siriani, secondo il giornalista siriano, renderà difficile il rientro in Siria di questi reperti antichi.

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