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Il violinista Jean-Marie Leclair (1697-1764).

Così ci ha comunicato la sua fine il violinista Jean-Marie Leclair (1697-1764), ritrovato nella sua casa di Parigi il 22 ottobre del 1764, ucciso con alcune pugnalate alla schiena. Una vita musicale trascorsa nelle principali corti europee con l’inseparabile violino Stradivari del 1721 che quest’anno compie 300 anni di vita ed è ancora in servizio, custodito e suonato dal violinista italiano Guido Rimonda.

Non è mai stato chiarito chi fosse l’assassino di Leclair (il giardiniere Jacques Paysan? un familiare dopo la separazione dalla seconda moglie dopo 28 anni di unione? il nipote François-Guillaume Vial? un collega musicista?), né quale fosse il movente (una vendetta familiare? un delitto su commissione per ragioni sentimentali? qualche debito insoluto? qualche gelosia maturata in ambiente musicale?). Qualunque possa essere stata la causa dell’accoltellamento, l’unico che accompagnò e che stette vicino a Jean-Marie Leclair fu il suo Stradivari che, all’atto del ritrovamento del musicista esanime nella sua casa parigina, era ancora stretto al suo petto. Di quell’omicidio resta ancora oggi una traccia indelebile: il cadavere del musicista fu trovato soltanto due mesi dopo la morte, mentre ancora teneva tra le mani il violino. La sua mano, decomponendosi, aveva lasciato sul legno un’impronta nera e indelebile, visibile ancora oggi, e per questa ragione il violino è stato ribattezzato Stradivari Leclair ‘Le noir’ 1721.

Lo Stradivari Leclair ‘Le noir’, 1721 (particolare).

Se ai tempi di Leclair le indagini scientifiche non erano ancora diffuse (ci si limitava tutt’al più ad interrogare i vicini e i familiari), oggi la situazione è diversa e la tecnologia può aiutare molto la conoscenza degli strumenti musicali, specie quelli ad arco. 

Sui violini è infatti possibile condurre indagini molto importanti che forniscono informazioni dettagliate e di enorme interesse: dalla fluorescenza indotta da luce ultravioletta all’analisi di iperdettaglio, dalla microscopia all’ endoscopia, dalla radiografia alla TAC. L’uso di tali tecnologie permette di ricostruire la vita del violino, dalla sua creazione fino ai passaggi successivi, da eventuali sinistri subìti ai successivi interventi di restauro, dalle modifiche di carattere estetico o funzionale, relative all’alternarsi delle “mode”, ad interventi di “riduzione” o di “accrescimento” con conseguenti interventi di rinforzo o ricalibratura della tavola armonica, fondo, fasce e manico.

Un esempio di indagine non invasiva.

L’uso delle moderne tecnologie di tipo “non invasivo” permette oggi di raccogliere tutta una serie di informazioni che, al pari delle impronte digitali, rendono davvero “unico” e “riconoscibile” uno strumento musicale ad arco, consentendone una appropriata conservazione e un subitaneo riconoscimento, specie in caso di illecita sottrazione con ritrovamento successivo, a volte anche a distanza di molti anni dalla commissione del delitto.

Tag all’interno di un violino.

Per conservare tutte queste preziose informazioni ci può soccorrere ancora una volta la tecnologia, ad esempio l’uso di blockchain, linguaggio universale e database, che permette di condividere informazioni anche su dati sensibili o tecnici degli strumenti musicali. Le blockchain possono essere trasparenti (tutti i contenuti relativi allo strumento musicale possono essere visibili ad ogni membro nello stesso momento), inviolabili(quel che si è inserito non può essere modificato), condivisibili da tutti coloro che sono autorizzati ad inserire dati visibili a chiunque, con opportuni accessi e solo se chi ha creato le blockchain lo consente.

Di Jean-Marie Leclair e della sua tragica fine non sappiamo molto, e neppure del suo assassino; invece sappiamo molto, anzi moltissimo, del suo violino Stradivari ‘Le noir’ di 300 anni fa.

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