Premi per i “rinvenimenti online”. Una sentenza che farà giurisprudenza?
Lo Studio Legale Condorelli Caff definisce nuovi confini per l’attribuzione del premio alla segnalazione digitale di reperti archeologici
La notizia è stata riportata da SiciliAntica, Associazione per la Tutela e la Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali con sede in provincia di Catania: una recente sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana (CGARS), promossa dallo Studio Legale Condorelli Caff in collaborazione con la stessa Associazione, ha stabilito un principio fondamentale nella prassi della tutela del patrimonio: anche la segnalazione digitale di reperti culturali può dare diritto al premio economico previsto dal Codice dei beni culturali. Un punto di svolta giuridico, che recepisce le esigenze dell’era digitale senza tradire la ratio normativa storica.
Il caso riguarda la “lekanis centuripina”, un vaso di età ellenistica individuato nel 2009 da G.R.B. L’oggetto era stato pubblicato su eBay e, grazie a un’attenta documentazione fotografica e il link all’annuncio, B. attivò i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Palermo. La successiva rogatoria internazionale consentì di recuperare il reperto nel 2012, trasferendolo al Museo Archeologico regionale di Centuripe. Nel 2017 B. chiese il riconoscimento previsto dagli articoli 109 e seguenti del Codice (d.lgs. 42/2004), riservato a chi contribuisce al rinvenimento o recupero dei beni culturali. Tuttavia, gli enti regionali – Soprintendenza e Assessorato – contestarono: non c’era mai stato contatto fisico con il bene, le tempistiche erano ritenute tardive e il recupero era avvenuto all’estero, secondo loro fuori dal perimetro applicativo regionale. Con la sentenza depositata dal CGARS il 10 luglio 2025 il principio è stato ribaltato: non serve materialità del rinvenimento, ma basta una segnalazione digitale efficace volta a consentire il recupero. La pronuncia, firmata dal consigliere Sebastiano Di Betta sotto la presidenza Ermanno De Francisco, definisce un precedente decisivo per l’inclusione di forme moderne di collaborazione civile nella tutela legislativa.
La ratio della decisione è duplice. Innanzitutto, riconosce il valore operativo delle segnalazioni tramite web e social, divenute ormai canali privilegiati per intercettare traffici illeciti internazionali. In secondo luogo, promuove una lettura dinamica del Codice dei beni culturali, senza snaturarne gli obiettivi ma adattandolo alla contemporaneità. L’eco di questa pronuncia si rifletterà sia sulle amministrazioni responsabili dell’erogazione dei premi – che dovranno ora rivedere i criteri di valutazione – sia sui cittadini e le associazioni che saranno incentivati a monitorare attivamente piattaforme digitali, segnalandone gli sviluppi alle autorità. Per lo Studio Legale Condorelli Caff, artefice della vittoria, si tratta di un successo di grande rilievo giuridico: restituire agli operatori civici il diritto al premio, anche senza contatto materiale, traduce il senso culturale della norma in un’azione concreta di tutela e prevenzione.
Questa sentenza traccia probabilmente una linea operativa: la tutela del patrimonio diventa una pratica condivisa, in cui l’attività digitale ha la stessa dignità di quella “tradizionale”, e apre alla possibilità di una vigilanza diffusa, collettiva e potenziata dalla tecnologia. Un segnale che può orientare positivamente la futura giurisprudenza in materia di beni culturali.

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