Nuove restituzioni di reperti archeologici all’Ambasciata italiana di Berna

Comunicato Stampa del Comando Carabinieri TPC
Nella sede dell’Ambasciata d’Italia a Berna, l’Ambasciatore Gian Lorenzo Cornado ha accolto il Generale di Divisione Francesco Gargaro, Comandante del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), durante la cerimonia per la restituzione allo Stato italiano di 48 beni culturali confiscati nell’ambito di procedimenti penali elvetici o provenienti da spontanee consegne di cittadini svizzeri che erano in possesso degli antichi manufatti. L’evento diplomatico testimonia l’importanza dei rapporti consolidati tra l’Ambasciata d’Italia a Berna, l’Esperto per la Sicurezza della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Ministero dell’Interno, l’Ufficio Federale di Cultura Elvetico e il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale nelle reciproche azioni di cooperazione internazionale, garantendo il ritorno ai territori di origine dei beni culturali depredati e condividendo così il fermo impegno per la difesa del patrimonio culturale e per il contrasto ai traffici illeciti di opere d’arte.
All’evento ha preso parte Carine Bachmann, Capo dell’Ufficio Federale di Cultura, Laura Antonelli Müdespacher, Capo Divisione Affari Internazionali della Fedpol, nonché Manfred Strick, Vicecapo Interpol/Europol, oltre a funzionari del Dipartimento Federale degli Affari Esteri, a testimonianza del proficuo legame di cooperazione tra l’Italia e la Svizzera, sviluppato attraverso efficaci strategie di collaborazione di polizia e consolidata prassi di diplomazia culturale.
Tra i beni restituiti figurano lotti di monete antiche, porzioni di pitture murali, manufatti in ceramica e oggetti in bronzo, riconducibili alle civiltà villanoviana, etrusca, romana, medioevale, nel periodo compreso tra il VII secolo a.C. e il medioevo, oltre a un dipinto di scuola italiana del 1700. Di particolare rilievo vi sono una fibula a navicella in bronzo del VII secolo a.C. di provenienza campana, una parte di affresco pompeiano riproducente le colombe che si abbeverano, un piattello etrusco del tipo genucilia e un anello in oro con sardonica incisa raffigurante Venere e Eros, mentre tra le monete è compreso un denaro in argento di Ludovico il Pio (814 – 840) ritenuto un conio estremamente raro, oltre a 9 ducati veneziani in oro.












Le analisi tecniche effettuate dai funzionari specializzati del Ministero della Cultura italiano sui pregevoli reperti hanno appurato la loro origine da scavi clandestini condotti in zone archeologiche del territorio italiano. Tali manufatti sono destinati da sempre al traffico illecito di beni culturali per scopi meramente collezionistici, comportando però l’irrecuperabile perdita dei dati scientifici essenziali per la loro contestualizzazione storica sul territorio di origine.








La restituzione dei reperti è stata favorita anche dall’indispensabile compito di catalogazione e censimento delle immagini fotografiche dei beni interessati, che ha permesso di accertare la provenienza e l’appartenenza al patrimonio culturale italiano.

[Fonte: Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale].

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