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Il 19 giugno 2025, alle ore 18.30, verrà inaugurata presso le Corsie Sistine del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, a Roma, la mostra “Antioco Santo e Medico Migrante – Tra Terra e Mare”, un progetto culturale articolato che si propone di coniugare espressione artistica, memoria collettiva e riflessione antropologica, intorno alla figura storica e spirituale di Sant’Antioco martire. Il progetto, promosso e organizzato dall’Associazione Nazionale Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, da ACLI Terra Nazionale e dall’Associazione Culturale Perdas Novas, si presenta come un’iniziativa itinerante che attraversa idealmente il Mediterraneo e la storia, offrendo un’occasione di rilettura della figura del Santo sotto molteplici prospettive culturali.

La mostra presenta trentacinque opere d’arte, tra pitture, mosaici, sculture e installazioni fotografiche, tutte ispirate alla figura di Sant’Antioco, vissuto tra il IV e il V secolo e venerato come medico e martire. Il corpus artistico intende restituire non solo la dimensione spirituale del santo, ma anche il suo significato simbolico come archetipo del migrante, portatore di guarigione e speranza in un tempo di conflitti, epidemie e mobilità forzata. All’interno di questo contesto si colloca il contributo fotografico del maestro Oliviero Olivieri, autore di dodici tavole dedicate al “pane devozionale”, alimento-simbolo fortemente radicato nella cultura sarda e legato al culto popolare del Santo. L’attenzione al pane cerimoniale si traduce nella presentazione di una sezione etnografica della mostra, arricchita da materiali visivi e oggetti rituali che documentano la persistenza delle tradizioni alimentari nel contesto della devozione popolare.

Tra le opere selezionate, un particolare rilievo assume la scultura realizzata dal Maestro Livio Scarpella, già presentata alla Biennale di Arte Sacra di Venezia e successivamente donata a Papa Francesco. L’inserimento di tale opera non rappresenta solo un momento di eccellenza artistica, ma anche un riconoscimento della dimensione spirituale e universale del messaggio cristiano veicolato dalla mostra, capace di superare i confini regionali per farsi linguaggio condiviso.

La narrazione visiva è supportata da apparati didattici e pannelli esplicativi che intendono facilitare l’accesso ai contenuti dell’esposizione anche da parte di un pubblico non specialista. Il percorso espositivo è pensato come un itinerario immersivo, che non separa l’elemento estetico da quello antropologico e cultuale, ma li integra in un discorso coerente che valorizza l’interazione tra arte e identità. In particolare, a fianco del tema del pane devozionale, emerge la valorizzazione dei “doni del mare”, attraverso la presentazione di opere tessili in bisso marino, una fibra rara e preziosa ricavata dai filamenti della Pinna Nobilis. Le opere, frutto del lavoro delle maestre artigiane Giuseppina e Assuntina Pes, testimoniano un sapere tecnico-artistico antico e in via di estinzione, strettamente connesso alla dimensione rituale e simbolica del mare come luogo di vita, transito e trasformazione.

La mostra si distingue anche per la sua apertura al dialogo con le nuove tecnologie e con i processi di valorizzazione del patrimonio culturale tramite l’archeologia sperimentale. In questo senso, un elemento centrale del progetto è rappresentato dalla collaborazione con l’Associazione Perdas Novas e dall’integrazione del progetto NurTime, volto allo studio e alla divulgazione della civiltà nuragica mediante approcci multidisciplinari. Il cuore del progetto consiste nella realizzazione di un nuraghe trilobato a scala reale, nel territorio di Gergei, costruito esclusivamente con tecniche e materiali dell’Età del Bronzo, attraverso l’impiego di pietre lavorate a secco, leve, corde vegetali e argani lignei. Il cantiere si configura come uno spazio di ricerca e formazione, dove archeologi, artigiani, ingegneri e antropologi collaborano per comprendere le dinamiche costruttive e organizzative delle società preistoriche della Sardegna.

Accanto all’approccio empirico, NurTime prevede lo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale agent-based, addestrati per simulare scenari verosimili relativi alla movimentazione di risorse e alla gestione del lavoro comunitario nell’Età del Bronzo. Tali modelli integrano dati provenienti da scavi archeologici, cartografia storica, documentazione etnografica e analisi ambientali, offrendo un valido strumento per lo studio dinamico delle società nuragiche e per la sperimentazione di nuove forme di fruizione culturale, incluse esperienze in realtà virtuale e gemelli digitali navigabili.

L’inaugurazione della mostra sarà preceduta da un convegno introduttivo previsto per le ore 18:30, durante il quale si alterneranno personalità istituzionali e accademiche. Tra i relatori sono previsti il dottor Giuseppe Quintavalle, Direttore Generale della ASL Roma 1, il generale di corpo d’armata Libero Lo Sardo, Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Carabinieri, e il dottor Nicola Tavoletta, Presidente Nazionale di Acli Terra. L’incontro sarà moderato dal curatore della mostra, il luogotenente in congedo dottor Roberto Lai, e vedrà gli interventi del dottor Gianni Letta, del professor Oliviero Diliberto e dell’onorevole Silvio Lai. Ospite d’onore sarà l’attore Franco Nero, la cui presenza conferisce ulteriore valore simbolico all’iniziativa.

La mostra sarà visitabile fino al 24 giugno 2025 e rappresenta non solo un’occasione di riflessione sulla figura di Sant’Antioco come santo medico e migrante, ma anche un punto di convergenza tra diverse discipline, pratiche artistiche e prospettive culturali. Il progetto, patrocinato dalla Regione Lazio, dalla ASL Roma 1, dall’Ordine dei Medici, dall’Associazione Nazionale Carabinieri, dal SIM Carabinieri, da ACLI Terra Nazionale, dall’Associazione Perdas Novas e dall’ANIOC, si configura come un esempio virtuoso di collaborazione interistituzionale al servizio della cultura, della memoria e dell’innovazione.

Il programma del Convegno

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