Illecita detenzione. Collezione di 88 reperti archeologici torna allo Stato

Comunicato Stampa del Nucleo TPC di Venezia
Presso il Museo Archeologico Nazionale di Adria (RO) è stata presentata dalla Direzione regionale Musei nazionali Veneto, dalla Soprintendenza A.B.A.P. per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, e dai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, un’importante collezione archeologica formata da 88 reperti.
La raccolta è composta principalmente da reperti vascolari in ceramica di notevole interesse culturale, provenienti da rinvenimenti sul territorio italiano, appartenenti a produzioni antiche attestate in Grecia, Magna Grecia ed Etruria, da inquadrarsi cronologicamente tra la fine del VII e la prima metà del II sec. a.C. La tipologia dei reperti e il loro ottimo stato conservativo suggeriscono una provenienza da ambiti funerari.
I beni sono stati verificati e, successivamente sequestrati, nel luglio 2024 dal Nucleo Carabinieri T.P.C. di Venezia, nell’ambito di un’attività ispettiva della Soprintendenza per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, con cui i Carabinieri TPC collaborano strutturalmente. In particolare, a seguito dell’Avvio del procedimento per la Dichiarazione dell’eccezionale interesse culturale della raccolta dei beni, già nel maggio 2024 la Commissione regionale per il patrimonio culturale del Veneto aveva interessato il Nucleo TPC di Venezia per verificare i titoli di proprietà della collezione.
La normativa vigente prevede sui beni archeologici provenienti certamente o presumibilmente dal territorio italiano una presunzione di appartenenza allo Stato. Il privato che intenda rivendicare la proprietà di reperti archeologici è tenuto a fornire la prova che gli stessi gli siano stati assegnati dallo Stato in premio per ritrovamento fortuito; o che gli siano stati ceduti sempre dallo Stato a titolo d’indennizzo, per l’occupazione d’immobili; o che siano stati in proprio, o altrui possesso, in data anteriore all’entrata in vigore della Legge n. 364 del 20 giugno 1909. Inoltre, per quanto previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, le alienazioni, le convenzioni e gli atti giuridici in genere, compiuti in violazione delle previsioni in materia di tutela, proprietà e circolazione dei beni archeologici indicati nello stesso codice, sono nulli.
Le indagini effettuate, coordinate dalla Procura della Repubblica di Padova, hanno permesso di accertare come mancassero tali titoli legittimanti la proprietà privata. Parte della raccolta è costituita da beni frutto di scavi clandestini e rinvenimenti fortuiti non denunciati, poi compravenduti da case d’asta; per un’altra parte dei reperti sono state raccolte informazioni, relativamente alla loro materiale detenzione, che arrivano sino agli anni ’70 del secolo scorso. Dirimente è stata la completa collaborazione alle indagini da parte dell’ultima detentrice in buona fede, una volta comprese lacune e criticità relativamente all’originaria provenienza clandestina dei reperti, in seguito confluiti nella raccolta.
L’azione di polizia giudiziaria si è avvalsa necessariamente di esami tecnici sui beni, effettuati da funzionari archeologi della Soprintendenza suddetta, che hanno lavorato insieme ai Carabinieri TPC anche nella ricostruzione della storia della collezione.
A termine degli accertamenti, nel febbraio scorso il Tribunale di Padova ha decretato il dissequestro della collezione e la sua consegna alla Soprintendenza A.B.A.P. per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. Come previsto dalla disciplina ministeriale, la Direzione Generale Archeologia, belle arti e paesaggio del Mi.C., interessata in merito, in marzo ha disposto l’assegnazione definitiva della collezione al Museo Archeologico Nazionale di Adria

Il recupero di reperti archeologici facenti parte del patrimonio culturale dello Stato rappresenta una delle direttrici investigative che il Nucleo CC TPC di Venezia persegue, attraverso verifiche costanti presso gli esercizi commerciali di settore, mediante l’attenta raccolta di segnalazioni da parte di studiosi e appassionati, grazie alla collaborazione degli uffici centrali e periferici del Mi.C. La restituzione al patrimonio pubblico di questi beni, testimonianze materiali aventi valore di civiltà, riporta alla fruizione collettiva oggetti che narrano la storia di territori e di comunità.

[Fonte: Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale].

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