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Abstract: The Spanish National Police recovered 11 gold artifacts belonging to Ukrainian heritage dating back to the VIII-IV centuries B.C.. With the collaboration of several Eastern European police forces, this joint operation brought to light a criminal network engaged in money laundering and illicit trafficking of cultural treasures.

Il whitewashing 
Ha inizio nel 2013 la lunga fase di whitewashing, ossia di “sbiancamento”, di alcuni reperti d’oro che dal 2009 sarebbero stati esposti in un museo di Kiev. Terminata l’esposizione, i manufatti sarebbero entrati in possesso di un ministro di culto ortodosso. Per occultarne l’origine clandestina e prepararli alla partenza, il sacerdote era riuscito, grazie all’aiuto di terzi “esperti”, a falsificarne la documentazione per attestare la loro appartenenza alla Chiesa ortodossa ucraina. I reperti sarebbero stati dunque incorporati nel capitale di diverse società e una volta “puliti”, attraverso qualche operazione di rivendita fittizia, avrebbero lasciato il territorio ucraino a distanza di tre anni, nel 2016.

La pratica di “sbiancamento” di reperti storici è finalizzata alla loro immissione nel circuito lecito del commercio d’arte. Dalla loro vendita si ottiene denaro che sarà messo in ricircolo per perseguire molteplici finalità, nella maggior parte dei casi non lecite (per comprare armi, per esempio).

Il viaggio dall’Ucraina alla Spagna
Non appena gli agenti di Polizia spagnola sono venuti a conoscenza della messa in vendita di una serie di gioielli d’oro di grande valore storico ed economico provenienti dall’Ucraina, è cominciata l’attività investigativa. Le prime indagini hanno condotto nel 2022 a un uomo d’affari spagnolo, presso il quale si trovava una cintura decorata con teste di ariete in oro, acquisita privatamente da un cittadino ucraino residente a Madrid.

Grazie alla collaborazione fra agenti spagnoli e servizi di sicurezza di Ucraina, Bulgaria, Albania, Macedonia del Nord e Cipro, a settembre 2023 è stato possibile risalire al rivenditore ucraino, agli altri reperti che deteneva illecitamente e ai suoi collaboratori. L’operazione si è conclusa così con il sequestro di ulteriori dieci pezzi d’oro e l’arresto di cinque persone di cui tre di nazionalità spagnola e due di nazionalità ucraina.

Gli oggetti, dal valore di oltre 60 milioni di euro secondo gli esperti, risalgono all’epoca greco-scita dell’VIII e IV secolo a.C., e sono attualmente in fase di studio presso il Museo Archeologico Nazionale e l’Istituto dei Beni Culturali di Spagna.

Traffico illecito di beni culturali e riciclaggio di denaro
La vicenda appena presentata evidenzia ancora una volta la complessità di un fenomeno criminale, il traffico illecito dei beni culturali, strettamente correlato ad altri gravi reati, quali il riciclaggio di denaro. Si tratta infatti di fattispecie che spesso si alimentano vicendevolmente, assumendo una dimensione transnazionale. Per questo motivo è necessaria una risposta coordinata a livello sovranazionale che sia basata, come sancito all’interno della strategia dell’UE per la lotta alla criminalità organizzata 2021-2025, su effettivi modelli di cooperazione tra autorità di contrasto e autorità giudiziarie nonché su un sistema di indagini efficaci: ne sono una dimostrazione, pur con elevati sforzi ed energie, le operazioni della Policìa National spagnola, caratterizzate da condivisione delle informazioni, dialogo e collaborazione con le forze di polizia straniere e le organizzazioni europee e internazionali.

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