Il TPC recupera un antichissimo strumento di cosmesi egizio
Il bene presentato proviene da un contesto archeologico egizio e risale alla seconda fase dell’epoca ‘Naqada II’ (circa 3700-3400 a.C.). Le tavolozze da cosmesi teriomorfe, ovvero a forma di uccello, come quella consegnata, rappresentano una classe di manufatti archeologici ben attestata nelle collezioni museali egiziane, e sono tra le testimonianze più rappresentative ed iconiche delle culture pre-faraoniche. In tal senso, la tavolozza consegnata riveste un importante valore artistico, essendo rappresentante di una sotto-tipologia meno frequentemente attestata rispetto ad altre di sembianza teriomorfa, definita “double/two bird-head palette”.
La tavolozza è stata sequestrata nel settembre 2022 dai Carabinieri del Nucleo Tpc di Venezia, nell’ambito dell’operazione internazionale di polizia ‘Pandora VII’, in collaborazione con l’Ufficio delle Dogane di Vicenza: si tratta di uno dei primi casi di applicazione del nuovo reato d’Importazione illecita di Beni Culturali (art. 518 decies c.p.), introdotto nell’ordinamento italiano dalla Legge n. 22 del 9 marzo 2022, ovvero in ottemperanza al Regolamento Europeo 880/2019 e alla Convenzione di Nicosia.
In particolare, nel corso della conferenza stampa, il Comandante del Nucleo Carabinieri Tpc di Venezia, Magg. Emanuele Meleleo, ha evidenziato come il bene sia stato individuato: importato a Vicenza dal Regno Unito, non era accompagnato da alcun documento che attestasse l’originaria provenienza, la legittimità della proprietà privata, la liceità della circolazione, stante la normale appartenenza dei beni archeologici egiziani allo Stato d’Egitto, nonché a fronte del divieto di esportazione degli stessi. In materia di compravendite perfezionatasi all’estero, alla luce della Convenzione Unesco di Parigi del 1970, il contratto di acquisto di un bene d’interesse culturale stipulato in base a una normativa nazionale, in contrasto con il divieto di esportazione vigente nel paese di origine del bene, non costituisce idoneo titolo di proprietà.
L’azione investigativa si è avvalsa del Servizio di Cooperazione Internazionale di polizia e del Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano; nonché di esami tecnici e storico-artistici sul bene, anche in relazione alla sua provenienza, effettuati dai funzionari archeologi della Soprintendenza A.B.A.P. per il Comune di Venezia e Laguna e studiosi del Museo Egizio di Torino.
Il contrasto al traffico illecito dei reperti archeologici rappresenta una delle direttrici investigative che il Nucleo CC Tpc di Venezia persegue, attraverso verifiche costanti presso gli esercizi commerciali di settore, mediante l’attenta raccolta di segnalazioni da parte di studiosi e appassionati, grazie alla collaborazione degli uffici centrali e periferici del Mic. La restituzione al patrimonio pubblico di questi beni, testimonianze materiali aventi valore di civiltà, riporta alla fruizione collettiva oggetti che narrano la storia di territori e di comunità.
[Fonte: Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia].
The Journal of Cultural Heritage Crime (JCHC), con sottotitolo L’Informazione per la Tutela del Patrimonio Culturale, è una testata giornalistica culturale, registrata presso il Tribunale di Roma con n. 108/2022 del 21/07/2022, e presso il CNR con ISSN 2785-7182. Si configura sul web come contenitore di approfondimento, il primo in Italia, in cui trovano spazio i fatti che quotidianamente vedono il nostro patrimonio culturale minacciato, violato e oggetto di crimini. I fatti sono riportati, attraverso un linguaggio semplice e accessibile a tutti, da una redazione composta da giornalisti e da professionisti del patrimonio culturale, esperti nella tutela. JCHC è informazione di servizio, promuove le attività di contrasto ai reati e sostiene quanti quotidianamente sono impegnati nella attività di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale.