Un censimento, un libro e una mostra per conoscere e tutelare gli affreschi di Trento

Prorogata al 4 febbraio 2023 “Trento città dipinta. In gran varietà parlano le figure…”, la mostra in corso al primo piano di Palazzo Roccabruna che illustra lo studio condotto dalla sezione trentina di Italia Nostra sui decori dei palazzi del capoluogo

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Descritta dalle Guide del Touring Club Italiano come una «città di nobile e [di] severo aspetto, ricca di ricordi romani e di superbi monumenti romanici e della Rinascenza», capace di annodare il tessuto urbano alla bellezza delle «architetture medievali e rinascimentali con un fondo tra il veneto e il nordico peculiarmente declinato», Trento è anche città dei palazzi affrescati. Come a Venezia, Verona, Treviso, Feltre e in molti centri minori, anche nella città del Concilio – soprattutto nel corso del Cinquecento – si è diffusa l’arte delle decorazioni murali per abbellire le facciate delle dimore signorili, evocare il prestigio e il potere dei proprietari, rinsaldare la relazione tra terreno, divino e allegoria. «Sulle pareti di un palazzo affacciato verso lo spazio pubblico s’incontrano più universi: quello personale (familiare, dinastico) di chi l’ha costruito o ristrutturato; quello collettivo (sociale, comunitario) di chi abita la città; quello esotico che il viaggiatore porta con sé». Già dal XVI secolo visitatori, eruditi e storici dʼarte, tra cui Cesare Brandi, hanno osservato con ammirazione gli affreschi trentini, un fenomeno estetico, culturale e sociale che ha tratto ispirazione dal vicino Veneto.

Molto purtroppo è andato perduto o è sepolto ancora sotto strati di vecchi intonaci e vetuste tinteggiature; e ciò che è rimasto versa spesso in condizioni di degrado o è prossimo alla rovina per l’esposizione all’inquinamento atmosferico e agli eventi climatici ma, più di tutto, a causa dei mancati controlli sullo stato di conservazione e l’assenza di una manutenzione pianificata. L’allarme è stato lanciato dalla sezione trentina di Italia Nostra che, tra il tardo autunno 2016 e il 2022, ha promosso un censimento delle testimonianze pittoriche esterne, ovvero le più soggette al deterioramento, «dotate di interesse storico, artistico o documentario, anche marginale». Lo studio ha interessato decori dal XIII secolo a oggi, frammenti sparsi e trascurati o intere facciate rinascimentali e opere di street art, per la realizzazione di un catalogo di “carte dʼidentità” dei dipinti rilevati come strumento di lavoro per ogni azione di salvaguardia e recupero e punto di partenza per ulteriori indagini. Le finalità – scrive Ezio Chini, storico dell’arte, coordinatore del progetto e co-curatore del volume andato in stampa nel novembre 2022 – sono quelle di «sensibilizzare la comunità educandola al patrimonio culturale; accrescere il deposito di conoscenze storiche e artistiche, attraverso nuove ricerche e riflessioni […]; contribuire alla definizione, da parte dell’Ente pubblico e dei privati, grazie anche all’auspicabile sostegno dell’associazionismo culturale ed economico locale, di una scala di priorità per la programmazione di interventi conservativi ormai indifferibili. Infine porre la basi per la costruzione, appena possibile, di una banca dati digitale consultabile on line».

Manuela Baldracchi, architetto e presidente della sezione trentina di Italia Nostra, in una recente intervista rilasciata a Civitas Athesina, ha stilato il “podio” degli interventi più urgenti: al terzo posto si posizionano i dipinti della seconda metà del XVI secolo, realizzati con la tecnica del “mezzo fresco con finiture a secco”, di Palazzo Cazuffi, in via Oss Mazzurana 37-43. Le scene dell’Antico Testamento in facciata stavano a «indicare la statura morale dei proprietari di quella casa e la loro filosofia di vita». Secondo gradino per Palazzo Spon – Meli – Del Monte, all’angolo fra via del Suffragio e via San Marco. L’edificio, costruito intorno al 1518, è affrescato con le dodici fatiche di Ercole incorniciate in una finta architettura con stemmi, putti e figure allegoriche. Il tutto versa in un cattivo stato di conservazione. Medaglia d’oro per un immobile di proprietà della Provincia autonoma di Trento: le decorazioni frammentarie e piuttosto sbiadite di Casa Franceschini, in via San Marco 35, già Osteria della Croce bianca, rappresentano una delle testimonianze settecentesche più interessanti.

Trento città dipinta. I decori murali esterni dal Medioevo ai giorni nostri, la copertina del volume

Il progetto scientifico ed editoriale è stato ideato e curato dalla sezione trentina di Italia Nostra e si è avvalso della collaborazione del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento per un confronto tecnico sul degrado dei manufatti, e dell’Archivio storico del Comune di Trento per la consultazione e l’utilizzo del materiale fotografico e della documentazione dei vecchi restauri. Il volume Trento città dipinta. I decori murali esterni dal Medioevo ai giorni nostri è curato, insieme a Chini, da Salvatore Ferrari, storico dell’arte e funzionario della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, e dall’architetto Beppo Toffolon, già presidente della sezione trentina di Italia Nostra, ma è il prodotto di un ampio gruppo multidisciplinare di lavoro che ha coinvolto fotografi, storici e storici dell’arte, architetti e archivisti, giovani studiosi ed esperti dalla materia.

La mostra fotografica, ospitata dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento presso Palazzo Roccabruna, si configura come uno degli eventi di sensibilizzazione divulgativa nell’orbita del progetto: le immagini più rappresentative della pubblicazione sono riprodotte in grande formato, ordinate secondo un criterio temporale e accompagnate da un apparato testuale sufficiente a guidare anche il visitatore meno informato. «Una splendida occasione – ha postato Franco Ianeselli, sindaco di Trento, su Facebook – per conoscere la storia dei palazzi che vediamo tutti i giorni ma che raramente ci fermiamo ad osservare».

L’esposizione è aperta al pubblico fino al 4 febbraio 2023 con i seguenti orari: lunedì-mercoledì 8:30-12:00 e 14:00-17:00; giovedì-venerdì 8:30-12:00 e 14:00-20:00; sabato 17:00-20:00, chiuso la domenica. I gruppi di persone interessati alla visita guidata della mostra possono scrivere a trento@italianostra.org o telefonare al 3402501408.

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