(Tempo di lettura: 2 minuti)

Lo scorso 20 maggio, dopo il sì da parte dell’Avvocatura dello Stato, il governo della Regione Sicilia ha deliberato positivamente in merito alla restituzione formale alla Grecia del frammento di fregio pertinente al Partenone (noto come “Reperto Fagan”), acquisito tra il 1818 e il 1820 dal Regio Museo dell’Università di Palermo, attuale Museo “Antonio Salinas”.

Il frammento, raffigurante la gamba e il piede destro della dea Artemide, fasciati da peplo e hymation, afferiva in origine al fregio orientale, che mostrava l’offerta del peplo alla vergine Atena al cospetto dell’assemblea divina. Approdata in Sicilia nei primi del XIX secolo nel bagaglio del console inglese Robert Fagan, la scultura – ormai del tutto decontestualizzata – fu messa in vendita dalla stessa vedova Fagan, senza che fossero chiariti i dettagli circa il legittimo possesso o la leicità di esportazione e importazione.

Lo scorso gennaio il pezzo era stato restituito – in via temporanea – al Museo dell’Acropoli di Atene dove aveva ritrovato la sua collocazione originaria in associazione con la lastra di fregio da cui era stato strappato. Con la delibera dei giorni scorsi, che dovrà essere corroborata dall’approvazione finale del Ministero della Cultura, si è sancita l’autorizzazione alla “sdemanializzazione” del frammento, che non farà dunque più parte del patrimonio culturale italiano e potrà essere così restituito alla Grecia.

Frammento Fagan

In questi stessi giorni pare inoltre essersi riaccesa la vexata quaestio relativa al destino dei famosi “Elgin Marbles”, la pregiata collezione di sculture pertinenti all’apparato decorativo del Partenone (lastre del fregio, metope e sculture frontonali) acquistata dal British Museum nel 1816 dallo stesso Lord Elgin che l’aveva “ottenuta” e trasferita in Inghilterra.

Dopo quella che pareva un’apertura da parte del Regno Unito a discutere i termini di un eventuale scambio con prestito a lungo termine, proprio nel corso del meeting annuale dell’UNESCO della scorsa settimana, Jonathan Williams, deputy director del Museo, ha dichiarato che i marmi sarebbero stati per lo più recuperati dalle macerie del tempio ateniese, non quindi divelti a forza, come al contrario attestano molteplici prove e fonti documentarie. Williams ha infine proseguito soffiando sul fuoco, negando la possibilità di una reale riunificazione dei marmi del Partenone dal momento che – come noto – molta parte della decorazione scultorea è scomparsa e andata distrutta prima dell’arrivo di Lord Elgin.

La vicenda pare dunque ancora una volta ai blocchi di partenza con, da un lato, il desiderio dei Greci di poter ammirare i capolavori fidiaci allestiti nell’elegante Museo dell’Acropoli e, dall’altro, la posizione del British Museum apparentemente refrattaria a qualunque concessione, a fronte anche di un’opinione pubblica sempre più favorevole alla restituzione.


Per approfondire si vedano anche i precedenti articoli:

Il Regno Unito respinge l’appello dell’UNESCO sui Marmi del Partenone

Ecco i dettagli dell’accordo per il rientro temporaneo del frammento di marmo dal Partenone

Ultimi articoli

error: Copiare è un reato!