Ritirata l’offerta per un ritratto di Klimt: gli strascichi delle persecuzioni naziste?
Un anno fa sulle pagine del Journal vi abbiamo raccontato la vicenda del Ritratto della signorina Lieser, un dipinto di Gustav Klimt: scomparso nel dopoguerra e ricomparso nel gennaio 2024, esso era stato messo in vendita dalla casa d’aste Im Kinsky di Vienna. Malgrado sull’opera gravasse l’ombra delle persecuzioni naziste, si era deciso comunque di metterla all’asta, con un valore stimato tra i 30.000 e i 50.000 €.

Il 24 aprile del 2024, nonostante il grande interesse e l’attenzione rivolta al capolavoro, l’offerta finale, fatta da un anonimo compratore tramite la mediazione di una società di Hong Kong, è stata battuta a “soli” 30.000 €. Tuttavia, a un anno di distanza, l’acquirente non solo non ha ancora pagato il quadro, ma lo scorso 25 aprile ha persino deciso di ritirare l’offerta.
Per capire cosa è successo e perché la vendita è fallita occorre fare un passo indietro e ripercorrere le tappe della storia del dipinto. Esso fu realizzato, ma non terminato, da Gustav Klimt – pittore austriaco e importante esponente della cosiddetta secessione viennese – intorno al 1917. Un anno dopo la morte dell’artista, avvenuta nel 1918, il capolavoro entrò a far parte della collezione dell’importante famiglia austriaca Lieser. Non si sa esattamente chi sia la “signorina” ritratta, ma nel tempo gli storici dell’arte hanno proposto diverse ipotesi, legate ai due rami della famiglia: alcuni ritengono che vi sia rappresentata Margherite Constanze, figlia di Adolf Lieser e altri sono orientati su Annie o Helene, figlie di Henriette Amalie Lieser, detta Lilly. Quest’ultima fu vittima delle persecuzioni naziste a causa delle sue origini ebraiche e in forza delle leggi razziali imposte in Austria dopo l’Anschluß – l’annessione dell’Austria alla Germania avvenuta nel 1938 – e morì nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1943. Già prima della sua deportazione il patrimonio di famiglia era stato confiscato e si può facilmente ipotizzare che la famiglia, come molti ebrei in quell’epoca, sia stata costretta a vendere le opere d’arte per poter sopravvivere. Del quadro però non si seppe più nulla fino al 1961, quando un salumiere di Vienna, Adolf Hagenauer, sostenne di averlo ritrovato durante un trasloco. Egli non riuscì però in nessun modo a dimostrare l’acquisto lecito o la proprietà del dipinto. Al contrario, lo storico dell’arte austriaco Werner Hoffmann in una lettera lo criticava duramente, mettendo in collegamento l’opera con la morte di quella che risultava esserne la proprietaria, Lilly Lieser. Del quadro non si è più saputo nulla fino alla morte della figlia di Adolf Hagenauer, sua erede, nel dicembre 2022: il patrimonio di famiglia a quel punto è andato in eredità a una lontana nipote.
La rivista austriaca Der Standard ha aggiunto un nuovo tassello a questa vicenda, trovando un legame tra la famiglia Lieser e gli attuali proprietari del ritratto di Klimt: il suocero del salumiere Adolf Hagenauer, Franz Jürka, avrebbe lavorato come domestico di Lilly Lieser fino al 1941: molto probabilmente egli prese in custodia il quadro dopo la deportazione della proprietaria.
A gennaio 2024, quando è stata annunciata la messa in vendita del dipinto, la casa d’aste ha garantito che il tutto sarebbe avvenuto attenendosi ai Principi di Washington; questi ultimi costituiscono delle linee guida importanti, firmate nel 1998 da 44 Stati e 13 organizzazioni non governative, concernenti la ricerca e la restituzione delle opere d’arte trafugate, confiscate o vendute in maniera forzata durante l’epoca della Germania nazista. Uno dei punti principali prevede che si cerchi una soluzione giusta ed equa che salvaguardi l’opera d’arte, i proprietari originari, ma in alcuni casi anche quelli attuali, valutando caso per caso. Sulla scia di tali Principi, dunque, per il quadro di Klimt si è optato per una mediazione tra gli attuali proprietari e gli eredi di Adolf e Lilly Lieser, a cui spetterebbe la metà del ricavato dell’asta.
Der Standard però, pochi giorni fa ha riportato la notizia del fallimento della vendita: l’acquirente aveva infatti chiesto come ulteriore garanzia che tutti gli eredi chiamati in causa firmassero un documento di rinuncia a qualsiasi richiesta o pretesa sull’opera. Dal momento che uno solo degli eredi si è rifiutato di firmare, l’anonimo compratore ha deciso di ritirare l’offerta.
La vicenda tuttavia non può dirsi ancora conclusa: continueremo a seguirla per vedere cosa ne sarà del dipinto e se la Im Kinsky vorrà tentare nuovamente di mettere all’asta il Ritratto della signorina Lieser. Quel che è certo è che questa storia ha nuovamente portato l’attenzione pubblica su un argomento tanto attuale quanto delicato, mettendo in evidenza le difficoltà che si incontrano nel cercare la soluzione “giusta ed equa” auspicata dai Principi di Washington.

Mi sono laureata a Roma in archeologia e storia dell’arte greca e romana e ho conseguito la specializzazione nello stesso ambito a Lecce. Dopo diversi anni di esperienza sui cantieri urbani ho frequentato un master incentrato sui temi della tutela e dei reati contro il patrimonio culturale, discutendo una tesi sulla ricerca della provenienza e la restituzione dei beni trafugati durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal 2015 sono guida turistica autorizzata di Roma: tra le visite che propongo più spesso, oltre la Roma antica, ci sono quelle su Occupazione tedesca e Resistenza, e sulla Street Art. Oggi divido la mia vita tra i tour con i turisti, lo studio e la ricerca.