Il Consiglio Direttivo della Società Italiana di Intelligence (SOCINT) ha approvato l’istituzione di un’altra commissione di studio che andrà ad affiancarsi a quelle già esistenti: Musica e Intelligence (MusInt).
La commissione si propone di studiare il tema della musica in ambito intelligence, disciplina che è stata di grande rilievo nei secoli passati presso le corti europee, che furono teatro di intrighi e di attività di spionaggio. All’interno di queste corti, molti musicisti, che avevano accesso alle stanze più intime e riservate e godevano della vicinanza a sovrani e personaggi influenti, erano spesso impiegati come spie dal potere politico, utilizzando la loro attività musicale come copertura.
Sono passati alla storia i casi del compositore Angelo Notari (Padova, 1566 – Londra, 1663), al servizio dal 1610 del principe di Galles Enrico, erede al trono d’Inghilterra e di Scozia, seguito dal 1618 dal Re Carlo I; del madrigalista italiano Alfonso Ferrabosco l’anziano (Bologna, 1543 – 1588), eccelso compositore di musica sacra impiegato nella corte di Elisabetta I d’Inghilterra, divenuto spia corrispondente inglese una volta rientrato a Bologna; del compositore Thomas Morley (Norwich, 1557 – 1602), organista a St. Giles di Cripplegate a Londra e impiegato nelle Fiandre come agente politico segreto contro i cattolici; dell’organista Peter Philips (Londra?, 1560 – Bruxelles, 1628), impiegato prima al servizio del cardinale Alessandro Farnese a Roma e poi a Bruxelles presso la cappella di Alberto d’Austria. Merita anche un accenno speciale Pierre Alamire (il cui più probabile nome fu Peter van den Hove, 1470 – 1536), compositore rinascimentale che, sotto le spoglie di mercante di manoscritti, cantante e strumentista, viaggiò in Europa come spia per Enrico VIII, ma fu anche impegnato come doppiogiochista per Richard de la Pole, pretendente al trono inglese esiliato in Francia e alleato di Luigi XII nella guerra della Lega di Cambrai.
Tra i casi moderni spicca Léon Theremin (San Pietroburgo, 1896 – Mosca, 1993), inventore dell’omonimo strumento musicale elettronico e di dispositivi quali il “Buran”, un sistema di ascolto a distanza meglio conosciuto come “cimice passiva”, priva di alimentazione interna. Una di queste fu nascosta in una decorazione di legno intarsiata e donata all’ambasciatore USA a Mosca, Averell Harriman, che, ignaro, la fece installare nel suo studio, consentendo ai sovietici di ascoltare conversazioni riservate per ben sette anni, fino alla scoperta.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Bletchley Park, sede dell’unità principale di crittoanalisi del Regno Unito e della Scuola governativa di codici e cifrazione, fu animata da numerosi musicisti decodificatori, impiegati con il ruolo di criptoanalisti.
Un altro ambito di sicuro interesse nella relazione musica-intelligence riguarda la registrazione di messaggi nascosti nella musica, pratica nota anche col nome di backmasking, che consiste nell’inserimento di messaggi udibili solo quando la registrazione viene riprodotta al contrario. Famosi sono stati i casi di studio della musica dei Led Zeppelin (Stairway to Heaven), dei Queen (Another One Bites the Dust), dei Beatles (Revolution 9), dei Pink Floyd (Empty Spaces) e dei Judas Priest (Better By You Better Than Me). Questa pratica ha dato vita a diverse teorie e leggende, soprattutto riguardo all’utilizzo di messaggi subliminali con intenti negativi, come incitazioni all’uso di droghe o al satanismo, ma anche con scopi più innocui o scherzosi.
“Sono particolarmente grato alla comunità scientifica della Società Italiana di Intelligence – ha dichiarato il prof. Fabio Perrone, presidente della Commissione MusInt – per aver accolto la proposta di istituzione di una nuova commissione di studio, anche perché i servizi segreti e la musica hanno avuto nel corso della storia una relazione complessa, spesso legata all’uso di tecniche musicali per scopi di intelligence o come forma di comunicazione segreta. Credo che i tempi siano maturi per studiare con più sistematicità e scientificità questo particolare aspetto di intersezione tra musica e intelligence”.
Oltre agli aspetti storici musicali, la commissione si occuperà anche di aspetti più specifici legati agli strumenti di liuteria. Noto è il fatto che durante la Seconda guerra mondiale furono depredati molti strumenti di grande valore. Ad esempio, la collezione di Giuseppe Strocchi (1855-1941), che contava ben 118 strumenti ad arco compresi tra il XVI e il XIX secolo, fu sottratta dal reparto nazista V.E.I.T.R.Z. e, subito dopo il conflitto mondiale, gli strumenti furono inseriti nel Repertorio del Patrimonio Artistico Italiano disperso. Della collezione si occupò personalmente Rodolfo Siviero, capo della Missione Italiana per le restituzioni e agente del Servizio Informazioni Militare, che, con il supporto del colonnello Odello dello Stato Maggiore della Difesa e del colonnello Galloni dei Carabinieri, organizzò un nucleo operativo che, con puntuali investigazioni e mirate azioni di recupero, riuscì a salvare e riportare in Italia capolavori come l’Annunciazione di Beato Angelico, la Danae di Tiziano, il Discobolo Lancellotti e centinaia di altri capolavori. Tra i beni d’arte rimpatriati da parte di Siviero, purtroppo, non appare nessuno strumento musicale della collezione Strocchi, della quale rimane, ad oggi, solo l’elenco del 1932 e il volume Liuteria – Storia ed Arte del 1937, che contiene la descrizione e alcune fotografie degli strumenti musicali sottratti dalla 98a Infanterie-Division della Wehrmacht. Molti altri strumenti di liuteria hanno subito le stesse sorti di quelli appartenenti alla collezione Strocchi e risultano ancora dispersi.
La liuteria rappresenta oggi, tra i beni artistici e musicali, quello di maggior interesse sotto almeno due profili: la reiterata sottrazione di beni musicali dalle istituzioni italiane (con espatrio di beni e/o finanziamento di attività illecite a seguito di vendita), e il fenomeno contraffattivo, che sta producendo enormi danni economici e di immagine al saper fare liutario (riconosciuto come bene immateriale dall’UNESCO nel 2012) e, più estesamente, al Made in Italy.
Il prof. Mario Caligiuri, presidente SOCINT, ha sottolineato: “La Commissione MusInt rappresenterà un luogo di studio specialistico, capace di offrire contributi attuali sulla protezione del patrimonio musicale, del know-how italiano e della sua dimensione strategica nel contesto culturale ed economico globale”.
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