Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo
(Svetonio, Vite dei Cesari, Aug., XXVIII, 3)
Aosta dista da Pompei circa mille chilometri. Pompei è in pianura, poco distante dal mare; Aosta è in una valle tra le Alpi Pennine, sorge a un’altezza di circa 490 metri s.l.m. I romani non erano amanti dell’alta montagna, la consideravano un ambiente inospitale, misterioso, abitato da popolazioni difficili da controllare, come ben illustrato da Silvia Giorcelli ne L’Impero in quota. I Romani e le Alpi. Tuttavia il pragmatismo imperiale, come diremo brevemente più avanti, è andato oltre le origini mitologiche legate alle imprese di Ercole e ai Celti-Salassi, alle tombe megalitiche echeggianti un’altra Stonehenge. Passatemi quest’ultima battuta. E poi Annibale il cartaginese, che ha valicato quelle tremendae Alpes (218 a.C.) con gli elefanti, una sorta di scenografia cinematografica, icastica, una pietra miliare della storia antica, raccontata ai bimbi da tempo immemorabile anche dai sussidiari, si richiama per certi versi alla battaglia di Canne (216 a.C.) quanto le truppe repubblicane, condotte da Gaio Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo, furono sconfitte, una debacle che brucia ancora, ma dopotutto quella della legione invitta è un’altra leggenda.
Augusta Praetoria è geograficamente e simbolicamente una porta d’accesso alla nostra Penisola dal mondo continentale, lungo la via delle Gallie, un punto strategico di passaggio e presidio dei valichi nello stesso tempo. Le milizie imperiali la conquistarono (25 a.C.) assoggettando duramente i Salassi, la popolazione indigena, riscattando la sconfitta, patita nel 143 a.C., dalle truppe guidate da Appio Claudio Pulcro. I pretoriani, di straboniana memoria, saranno in seguito i primi coloni della città.
Il trionfo militare è documentato dall’edificazione dell’Arco di Augusto, fatto erigere dal console Aulo Terenzio Varrone Murena. Insomma i discendenti di Romolo hanno lasciato il segno anche lì: egemonia territoriale e approvvigionamenti di materie prime reperibili sul territorio hanno fatto la differenza e costituito l’obiettivo.
La storia di queste imprese, e di tutto ciò che ne è conseguito, è stata oggetto di studio e di divulgazione nei giorni 9-10 maggio scorsi nel corso delle giornate di studio che hanno avuto luogo presso il MegaMuseo di Saint-Martin-de-Corléans nel capoluogo aostano, in occasione della quale si è tenuta anche l’inaugurazione della mostra «Aosta e Pompei. Riflessi della Concordia augustea alle origini dell’impero», visitabile fino al 28 settembre prossimo.
C’è da auspicare che in molti accorreranno ad Aosta, ma dirigendosi verso mete fuori dall’overtourism e non unicamente per vedere la mostra, ma anche per apprezzare le molte testimonianze di cui è disseminato il territorio circostante: castelli, chiese, paesaggi e lo stesso sito megalitico di Saint-Martin-de-Corléans che, recentemente rinnovato, ospita questa iniziativa culturale celebrativa. Bisognerebbe ritrovare lo spirito giusto, non vulcanico bensì alpino: comprendo la suggestione, il merchandising e tutto ciò che si porta dietro la macchina organizzativa, ma certe congiunzioni sono un po’ ardite e inducono al vortice del pensiero associativo.
Purtroppo è invalsa l’abitudine di pensare che Pompei, con il dovuto rispetto, sia l’unico faro luminoso dell’archeologia e di tutto ciò che vi gravita intorno: il suo epilogo ctonio e tremendo, il potere del logos o di cos’altro?
Il nostro Paese è costellato di bellezze culturali mirabili, proprio per questo è importante poterne apprezzare il portato che le caratterizza, proprio a partire dal luogo che li racchiude: vogliamo calpestare il genius loci?
Ho avuto modo di sfogliare il catalogo della mostra, edito da Panini. Dopo la vicenda del museo dell’Ara Pacis, questa particolare operazione la compio con molta attenzione e con uno spirito critico più spinto del solito, non me ne vogliate; detto ciò, al momento nessuna sorpresa. Il catalogo è esteticamente accattivante, con la dea Concordia Augusta in copertina: dunque pace e salute per tutti!
Spero invece sia parimenti possibile vedere i riflessi solari dell’Arco augusteo, situato vicino ad alcuni dei luoghi più significativi di Aosta, lungo l’asse est-ovest del decumano massimo. Pare che il restauro stia per essere ultimato: chissà se le pietre torneranno a “parlare” e a restituirci in toto l’ormai quasi perduta publica magnificentia.
Columnist – Cultural Heritage Expert