Vasi figurati, ceramiche acrome, manufatti a vernice nera decorati con tecnica sovradipinta, statuette in terracotta. Sono solo alcuni dei reperti archeologici protagonisti della mostra “RiScoperte. Luci e ombre del collezionismo”, inaugurata questa mattina, 21 maggio, nel Grottone di Palazzo Jatta. Un’esposizione che racconta una doppia storia: quella dei beni trafugati e poi recuperati, e quella del patrimonio culturale che ritorna alla collettività.
I materiali esposti – frutto di operazioni di recupero, sequestri e donazioni condotte dalla Procura della Repubblica e dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale – sono stati assegnati alla Regione Puglia sulla base della loro presumibile origine. Reperti spesso sottratti con modalità illecite, rapide e grossolane, che hanno compromesso le informazioni fondamentali per comprenderne il contesto e la storia. Oggi trovano nuova vita al Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia, simbolo per eccellenza del collezionismo archeologico, dove tornano a parlare al pubblico e a riannodare il legame con le comunità di provenienza.
In mostra anche dieci reperti concessi in prestito dalla Direzione regionale Musei nazionali Basilicata, anch’essi recuperati nell’ambito delle stesse operazioni e inseriti nel percorso espositivo grazie a un protocollo di intesa con la Direzione regionale Musei nazionali Puglia.
L’allestimento occupa l’ampio salone del Grottone di Palazzo Jatta, spazio polivalente reso disponibile dalla famiglia proprietaria fin dal 2022 per potenziare la fruizione del palazzo e delle sue collezioni. I reperti sono organizzati in sezioni che si ispirano idealmente alla disposizione museografica originaria del piano terra, ma con un approccio più contemporaneo. L’intento è quello di promuovere una riflessione attuale e partecipata sul tema della tutela del patrimonio culturale, sul contrasto agli scavi illegali e al traffico illecito di beni archeologici, e sull’evoluzione della normativa italiana in materia nel corso del Novecento.
Una “riscoperta” vera e propria, che permette a questi beni di tornare alla luce dopo un lungo oblio nell’illegalità, e che rilancia il ruolo della conoscenza collettiva come strumento di valorizzazione.
«Oggi è una bellissima giornata per il patrimonio culturale italiano – ha commentato il Direttore generale Musei, Massimo Osanna –. Grazie all’insostituibile azione dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale è stata sanata una ferita aperta nel territorio pugliese. Per restituire a tutti i pubblici il patrimonio recuperato abbiamo scelto come sede il Museo Nazionale Jatta, luogo straordinario che conserva ancora oggi la collezione nella sua originaria concezione museografica: un unicum nel panorama italiano».
Giornalista