Nasce a Roma il primo Parco dell’Arte: quattro giorni di installazioni, visioni sonore e rigenerazione urbana al Casale Ceribelli
Un ex bocciofila si trasforma in un parco culturale tra arte, tecnologia e partecipazione.Installazioni, suoni immersivi e opere interattive rigenerano il cuore dell’VIII Municipio. Un evento gratuito che sperimenta nuovi linguaggi e visioni per lo spazio pubblico
Tra il 17 e il 20 luglio 2025, Roma ospiterà un evento culturale inedito e di particolare rilievo nel panorama dell’arte contemporanea italiana: il Parco dell’Arte Ceribelli. Un’iniziativa promossa da Lostinlayout Gallery e Piano Zer0, con il patrocinio del Municipio Roma VIII, che trasforma il Casale Ceribelli, situato nel cuore dell’VIII Municipio, in un organismo culturale diffuso e interattivo. Non si tratta semplicemente di una mostra, né di un festival, ma di un esperimento vivo e stratificato che ridefinisce la relazione tra spazio pubblico, arte e cittadinanza.


Il progetto prende forma in un contesto emblematico: un’ex bocciofila e un parco urbano diventano terreno fertile per un processo di rigenerazione culturale. Dieci tra i più significativi artisti italiani di arte urbana e contemporanea – tra cui Silvio Coiante, Leonardo Crudi, Elia900, Camilla Falsini, Lucamaleonte, Marco Rea, Orghone, Sten&Lex, Daniele Tozzi e V3rbo – sono stati chiamati a intervenire nello spazio con l’opera site-specific “SBOCCIA”. Mediante stendardi artistici distribuiti lungo il perimetro dell’area, il campo da bocce viene simbolicamente riconvertito in un dispositivo poetico, che attraverso l’arte visuale rigenera l’identità del luogo. È significativa la scelta del supporto in stampa PVC: materiale industriale e resistente, adatto a resistere all’esterno ma con un’anima effimera, che dialoga con l’idea di transitorietà dell’intervento. Le opere saranno inoltre oggetto di un’asta su Catawiki, offrendo al pubblico la possibilità di sostenere direttamente il progetto di trasformazione culturale.
Al centro del Parco si erge “Il Nido”, una cupola geodetica progettata da SpaghettiCreative. Questa architettura leggera e attraversabile non è solo un simbolo visivo e identitario del Parco dell’Arte, ma rappresenta una riflessione sulla convergenza tra natura, arte e tecnologia. L’uso della struttura geodetica – teorizzata nel XX secolo da R. Buckminster Fuller – assume qui una valenza quasi archetipica: un rifugio, un laboratorio, una matrice generativa. Il paesaggio è reinterpretato come un sistema dinamico e inclusivo, in grado di stimolare nuove modalità di fruizione estetica e sensoriale. Un ulteriore dispositivo immersivo è “The Sound Garden: Out of Sight”, installazione sonora ideata da The Astronut Studio. Attraverso una app gratuita, i visitatori sono invitati a muoversi nello spazio guidati esclusivamente dai suoni: un metaverso acustico che esplora gli effetti dell’intervento antropico sull’ambiente. L’ascolto, in assenza della vista, diventa esperienza epistemica e politica, ricordando le pratiche di soundscape ecology teorizzate da R. Murray Schafer e rilanciate oggi in chiave immersiva. L’esperienza diventa una mappa invisibile ma percepibile, una geografia dei sensi che interroga la dimensione ecologica e percettiva del paesaggio urbano.


Accanto alla dimensione esperienziale si colloca “PANK*ART”, un’installazione curata da Paula Design Studio che reinventa lo spazio pubblico attraverso sedute mobili artistiche. In un’epoca di alienazione urbana e iperconnessione, l’invito a “sedersi su un’opera d’arte” restituisce centralità al corpo e alla relazione interpersonale, reintegrando l’estetica nella sfera dell’uso quotidiano, in linea con le riflessioni di Michel de Certeau sullo spazio come pratica. La narrazione prosegue all’interno del Casale, con la mostra “Beyond the Gaze”, che mette a confronto le poetiche di Michael Irabor e Tiberio D’Aquino. Maschere, identità e trasformazione sono i temi cardine del loro dialogo visivo, che si struttura come un’indagine sullo sguardo contemporaneo e sul ruolo dell’immagine nel costruire e decostruire l’identità. Si tratta di un confronto tra approcci radicali ma complementari, che dialogano con i recenti sviluppi della teoria postcoloniale e dell’estetica dell’identità. A completare il percorso, WOW TAPES propone una selezione di cortometraggi internazionali, dai paesaggi della Costa Rica e dell’Afghanistan alle storie urbane di Siracusa, Venezia e Napoli, fino a documentari sociali che affrontano tematiche di genere e lavoro. Le proiezioni costruiscono una narrazione polifonica che abbraccia le geografie del mondo, offrendo spunti di riflessione sulle trasformazioni globali. L’intervento visivo di FLxER, con una performance di light e video projection, trasforma lo spazio architettonico in superficie pulsante e sensibile. Qui la luce diventa materia poetica, segno e ritmo, in una tradizione che affonda le radici nella videoarte e si proietta verso nuove forme di spettacolarità digitale.







Il parco sarà infine attivato ogni sera da DJ set live, a cura di UOMOBLU, LOSTINLAYOUT, PEARL RIVER SOUND e CHAOS/ORDER: selezioni sonore che spaziano dall’elettronica sperimentale all’ambient contaminato, rafforzando la componente sinestetica dell’intero progetto.
Insomma, il Parco dell’Arte Ceribelli come un “primo atto”, un modello di rigenerazione urbana che riconosce lo spazio pubblico come risorsa viva, relazionale e trasformabile. Più che un evento, è un esperimento culturale che riflette su come l’arte possa incidere nei tessuti urbani e sociali in modo concreto e partecipativo. Una forma di archeologia del presente, che restituisce senso ai luoghi attraverso la stratificazione di linguaggi, memorie e visioni.

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