Il Coronavirus moltiplicherà i reati nell’arte

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Furto Gioconda Coronavirus

Prepariamoci: il Coronavirus moltiplicherà a dismisura i reati e gli illeciti nell’arte. Non è allarmismo, è un dato di realtà: i milioni di disoccupati e senza lavoro che questa crisi sanitaria ed economica sta inevitabilmente generando, in assenza di politiche antirecessive promosse con urgenza dal Governo, porterà ad un abbattimento dei guadagni, delle risorse, degli introiti leciti attorno all’arte e alimenterà e giustificherà gli affari illegali, la compravendita clandestina, il chiudere un occhio pur di portare a casa il pane. Le decine di migliaia di professionisti della cultura, ovvero archeologi, storici, critici d’arte, archivisti, bibliotecari, curatori, restauratori, guide turistiche, scenografi, progettisti, ricercatori, produttori teatrali, assistenti negli atenei, che non sono coperti da contratti pubblici garantiti, non avranno più nessuna entrata economica, e molti di essi saranno costretti a sopravvivere come potranno.

La chiusura a tempo indeterminato di musei, siti monumentali, biblioteche, la cancellazione di festival, rassegne, mostre, saloni, pubblicazioni, progetti, collaborazioni, sta comportando e comporterà guadagni zero per lungo tempo per tutti coloro che vi lavorano e che non sono integrati da forme contrattuali di tutela pubblica. Non c’è un livellamento al ribasso dei guadagni. C’è l’azzeramento. Prima guadagnavi poco, ma comunque sopravvivevi. Ora, e per un tempo indeterminato, guadagni zero. Le vittime economiche saranno tantissime. Una parte proverà a cambiare lavoro, una parte proverà una difficile e lunga apnea di precarizzazione, un’altra parte vivrà la depressione della disoccupazione sistematica, un’altra ancora – dovendo sopravvivere – metterà a frutto le proprie competenze specifiche al soldo di attività che la nostra legge giudica illecite.

Le crisi economiche hanno queste brutte ricadute: se non vuoi morire di fame, ti adatti. Ti adatti a che cosa? Ad accettare le offerte che arrivano. Che offerte arriveranno una volta che il contenimento del contagio virale sarà fortunatamente attuato, ma si aprirà un male altrettanto aggressivo, ovvero quello della disoccupazione? Ai professionisti dell’arte, vale a dire critici, storici, giornalisti specializzati, periziatori, consulenti, curatori, archeologi, arriveranno offerte a cui sarà difficile che si sottraggano vista la carenza lavorativa del momento. Offerte economiche in cambio di certificazioni, autentiche, mediazioni su opere d’arte false, dubbie o di paternità controversa. Offerte economiche in cambio di mostre che legittimano operazioni commerciali su manufatti assai ambigui. Offerte economiche in cambio di cataloghi e volumi che avallano dipinti, sculture, reperti archeologici senza storia pregressa, sortiti dal niente, arrivati chissà da dove e in quale modo. Insomma, in cambio della mera sopravvivenza, vari esperti del settore saranno tentati per due lire di notificare ciò che, con acuta ironia, umoreggiava Italo Faldi: “Datemi un milione e vi dirò che è un Giorgione, datemi un miliardo e vi dirò che è un Leonardo”.

In cambio della mera sopravvivenza, in un settore a disoccupazione cronica, l’illecito diventerà una pratica frequente. Le guardie morali, presenti nella coscienza di ciascuno di noi, inevitabilmente si abbasseranno. I carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale lavoreranno in modo più intenso, documentando e tracciando il crimine. Ma chi verrà preso a commettere reato, in larga parte non lo farà per ambizione alla ricchezza, ma per portare il pane a casa. Non sono giustificati gli atti delinquenziali o ciò che la legge reputa tali. Un ladro rimane tale, anche se deve portare le medicine alla madre malata. Ma per giudicare, occorre conoscere. Conoscere non solo il dettaglio (il reato e chi ne è imputato), ma lo scenario tutto attorno che gli ha mosso la mano. Il Coronavirus, tra le tante conseguenze dirette o indirette, porterà una nuova e corposa ondata di illeciti nel mercato, nelle esposizioni e nelle pubblicazioni editoriali d’arte.

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