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L’intento di promozione della suddetta attività sportiva e, collateralmente, dei tesori artistici di inestimabile valore storico-culturale che la città racchiude è, senza dubbio, lodevole: Terracina è diventata per un giorno la bella protagonista di un evento a cui hanno partecipato molti appassionati con relative famiglie, le quali hanno trascorso la propria domenica in un luogo suggestivo e ricco di storia.

Tuttavia, agli intrepidi scalatori accorsi all’evento è stato concesso di scalare, fra gli altri, dei muri non proprio comuni. Non si può, infatti, includere nei concetti di valorizzazione e tutela del patrimonio di interesse archeologico la scalata di pareti in opus reticolatum di 2000 anni fa. Il muro in questione fa parte di uno dei monumenti più importanti della città laziale, ovvero la Cattedrale di San Cesareo. In particolare, è stata sfruttata per l’arrampicata una delle pareti più antiche di tutta la struttura, facente parte del tempio maggiore di epoca romana, sul quale si sono successivamente innestati i rifacimenti di epoca medievale e le importanti ristrutturazioni settecentesche. Inoltre, ai bambini è stata concessa una mini-arrampicata sulle favisse che si trovano nella parte bassa della struttura.

L’evento era noto alla comunità locale già da alcuni mesi e non pochi avevano sollevato dubbi e incertezze in merito alla concessione di alcune delle pareti di interesse storico-culturale. La “profetica” perplessità dei cittadini è stata, infine, confermata. Il passaggio degli scalatori ha, ovviamente, lasciato profonde ferite nel bene di interesse archeologico: i numerosi frammenti di pietra distaccatisi dall’opus durante la manifestazione sono ancora presenti sul basolato dell’antica via Appia.


Per la concessione delle foto, grazie a Stefano Del Monte e all’Associazione “Terracina Dimenticata”.

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