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Magnifico esemplare di arte funeraria romana, esso costituisce uno dei rari reperti rappresentanti realisticamente la corsa delle quadrighe. L’opera sorprende per l’accuratezza con cui l’artista ha proceduto sia a ricostruire architettonicamente il Circo Massimo sia a delineare la fisionomia degli aurighi, degli sparsores e dei cavalli. Realismo e tensione emotiva sono esplicitamente accostati in quest’opera.

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La notorietà di questo reperto è dovuta alle vicende che lo hanno interessato. A causa della penuria di risorse che colpì anche il nostro Paese per via della Seconda Guerra mondiale, il parroco della Chiesa della Madonna della Libera di Aquino (città famosa a livello internazionale per aver dato i natali al Dottore della Chiesa cattolica universale San Tommaso) decise di servirsi del Sarcofago come altare per la Chiesa. Nel 1991, tragicamente, il Sarcofago venne trafugato.

Solo nel 2011 l’attività posta in essere dalla Guardia di Finanza avanzata a livello internazionale permise di individuare la maestosa opera nell’ambito del patrimonio di uno dei più potenti commercianti di reperti archeologici a livello mondiale, Robert Hecht. Numerosi sono stati i processi a carico della sua persona, essendo stato accusato di aver perpetrato ai danni del patrimonio culturale atti criminosi di enorme portata.

Alla morte del de cuius, il Sarcofago divenne oggetto di contesa in cui si evidenziarono roventi personalismi. In queste dinamiche estremamente sfavorevoli si addentrarono gli Agenti del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico, riuscendo ad instaurare un dialogo, divenuto fecondo, con l’esecutore testamentario.

Il Sarcofago rappresenta ora la punta di diamante della collezione accolta nel Museo della città di Aquino, intitolato alla memoria dell’archeologo siriano Khaled al-Asaad il quale ha sacrificato la propria vita per proteggere il sito archeologico di Palmira.

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